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Alfredo Jaar a Milano: it is difficult

A Milano, fino al prossimo gennaio, è possibile vedere una ben curata mostra di Alfredo Jaar. All'artista cileno, conosciuto internazionalmente e anche in Italia soggetto di varie esposizioni, è dedicata una antologica che ripercorre più di venti anni di carriera con un nutrita selezione di opere. Jaar sta inoltre realizzando un progetto pubblico che coinvolge direttamente la città attraverso l'affissione di cartelloni.

Quest'ultimo, calibrato appositamente per la situazione italiana e successore di precedenti lavori a cui in parte si ricollega, è pensato come un'infiltrazione di domande “scottanti” relative al ruolo della cultura nella società contemporanea.  Questions Questions</i>, inserendosi negli spazi propri della  pubblicità, lancia segnali e provocazioni, deboli ma ripetuti richiami nel frastuono di Milano.  La mostra è divisa in due sedi espositive. Lo Spazio Oberdan è incentrato interamente su opere che nel corso degli anni Jaar ha dedicato all'Africa e alle sue genti. Concentrandosi sulle convenzioni stereotipate che nascondono la vera anima di questa terra a chi non la conosce, nonché cercando di dipanare il velo di silenzio che ammanta spesso i terribili crimini che scuotono il continente, l'artista mostra con poesia, senza cadere nel pietismo, quello che circonda l'Occidente sviluppato. L'esempio estremo della tragedia avvenuta nel 1994 nel Ruanda, che in pochi mesi ha provocato un milione di morti e un numero incalcolabile di profughi, è oggetto di una profonda riflessione che non riguarda solo i terribili fatti occorsi, ma pure si interroga su come questi siano stati recepiti dai media occidentali.  Rwanda Project, il lungo ciclo di lavori scaturito, a Milano esposto solo in parte, racchiude opere diverse, ma tutte metaforicamente abbracciano con la stessa passione i caduti e i sopravvissuti di questa atrocità dimenticata.  Chiude la sezione dello Spazio Oberdan il video  Muxima, magnifico omaggio alle terre, alla popolazione, alla vita di questo pezzo d'Africa.  La mostra prosegue all'Hangar Bicocca. L'ampiezza dello spazio permette di presentare, oltre a opere degli anni '80, alcuni lavori monumentali, realizzati per grandi esposizioni. L'ultimo in ordine di tempo,  The Sound of Silence, datato 2006, è fra i più affascinanti. Composta da un grande schermo in una stanza oscurata, l'opera stupisce per la semplicità con cui introduce il tema complesso ma fondamentale dell'immagine nei giorni nostri. Lo fa con un'esperienza vera, toccante, ma soprattutto esemplare di come tutto si sia ridotto a merce.  Alfredo Jaar è un artista “politico” e impegnato, cioè guarda in modo criticamente attento le dinamiche sociali ed economiche che governano il mondo. A dimostrazione della precocità di tale esigenza si pụ citare  Introduction to a Distante World, video del 1985.  Ma non si pụ disgiungere la sua opera dalla ricerca di una componente poetica, che sempre la attraversa, e riconsegna il frammento all'interezza dell'esistere.

Roberto Teotti


It is difficult

a cura di Gabi Scardi e Bartolomeo Pietromarchi

dal 3 ottobre 2008 all' 11 gennaio 2009

Spazio Oberdan e Hangar Bicocca - Milano

www.provincia.milano.it

 

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