Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

Bo(e)tti piene e artisti ubriachi

Enzo Cucchi, Maurizio Mochetti, Luigi Ontani da una parte; Marco Papa, Donato Piccolo, Gioacchino Pontrelli dall’altra. In buona sostanza mostri sacri contro giovani in rampa di lancio, vecchi leoni (ancora non domati) contro cuccioli di tigre. Più che “contro” sarebbe il caso di dire “con”, dal momento che i “grandi” (artisti) sembrano guidare i “piccoli”, come nella miglior tradizione dell’educazione animale; talvolta seguendoli da vicino, in altri casi con bonaria indifferenza. Matteo Boetti, curatore e gallerista si è regalato coś un’esposizione originale, con un taglio spiccatamente curatoriale (il suo) per i 15 anni dello studio che porta il nome di famiglia: si è divertito ad associare i sei artisti creando delle coppie assolutamente non convenzionali, giocando sul ruolo di “tutori” dei primi nei confronti dei secondi, come d’altronde recita il titolo della mostra “Well darling, I act”, frase che pronuncị sprezzantemente un già affermato Laurence Olivier ad un ancora sconosciuto Dustin Hoffman – rampante attore in cerca di affermazione – che gli chiedeva come riuscisse a recitare in quel modo.  Come a dire: “Senti bello, io ci so fare. Tu non so…”. Il confronto fra gli artisti riuniti in tandem offre spunti diversi; il duo Mochetti-Piccolo appare quello maggiormente animato da spirito di collaborazione, visto che entrambi gli artisti condividono supporto ed idea di fondo. Il loro intervento consiste in una parete di cartongesso cui gli artisti hanno applicato delle aperture ad altezza degli occhi dello spettatore, delle piccole finestre di forma quadrata che rendono comunicanti le due parti. Nella cavità ricavata all’interno della parete una performer nuda mette in mostra le sue parti basse, perfettamente incorniciate dalle finestre, con il resto del corpo nascosto all’interno del muro. Tuttavia, come ogni medaglia che si rispetti, le due facciate rappresentano un reciproco “rovescio”: la parte di Piccolo ne mostra la rotondità del didietro, mentre Mochetti la spigolosità della pelvi. Da un lato abbiamo quindi l’impatto de “L’origine del mondo” di Courbet, dall’altro le forme più concilianti ma non meno enigmatiche e sensuali dell’“Etant Donnés” di Duchamp. Un capolavoro di voyeurismo, da qualsiasi punto lo si osservi. Si potrebbe dire che Mochetti-Piccolo sono un po’ come quelle coppie che – separate in casa – hanno deciso di dormire sotto lo stesso tetto ma segando il letto matrimoniale nel quale riposavamo assieme. Un rapporto problematico dunque, molto simile a quello della coppia Cucchi-Papa. Anche in questo caso siamo di fronte ad un site specific, una presenza che segna lo spazio in maniera decisa. Papa ha preparato un robusto impianto “celebrativo” attorno a Cucchi, costituito da una grande iscrizione scavata, quasi fosse pietra, su una parete di cartongesso con la citazione di un’opera giovanile di Cucchi (“Con tutto il mio io obbediente”); nel mezzo della stessa stanza ha collocato una giacca a misura dell’esponente della Transavanguardia (guarda caso delle stesse sartoria, taglia e colore preferito) sospesa con dei fili trasparenti. In basso, sotto la giacca, si trova il contributo di Cucchi, una piccola scultura in bronzo, quasi un oggetto spiacevole di giacomettiana memoria; si tratta di una traccia brutale e sbrigativa, ma di segno piuttosto chiaro, come se Cucchi volesse smontare l’impianto di Papa. “Tu m’hai eretto un mausoleo, io non ho nulla da lasciarti se non quest’arnese” pare dica Cucchi, a voler rifiutare gli onori tributati dal suo giovane conterraneo (sono entrambi marchigiani). Decisamente fuori dagli accordi e disaccordi visti finora l’atteggiamento di cordiale indifferenza fra Ontani e Pontrelli. Solo la sfacciata volontà e compiacenza estetica sembra unirli: per il resto, l’astrattismo architettonico delle tele di Pontrelli (capace di rappresentare con tocco personale ambientazioni oniriche e surreali, galleggianti e fluide al punto da sembrar elaborate al computer) poco o nulla ha da condividere con gli ologrammi ed il video di Ontani, rivolti all’ironia e alla celebrazione dell’“io” (a tal punto da divorare la propria ombra, gesto che l’artista emiliano compie nel video intitolato “Ombrofago”). Come non apprezzare il carattere sperimentale della mostra (con tanto di spazi generosamente messi al servizio degli artisti, liberi di appendere e squarciare), figlia di una volontà di ricerca onesta e non scontata da parte del curatore? Con “Well darling, I act” lo Studio Boetti si afferma come una delle realtà più interessanti nel panorama espositivo romano.

Saverio Verini


Well darling, I act

a cura di Matteo Boetti

dal 16 ottobre al 18 dicembre 2008

Adele-C studio, via G.G.Belli 21 - Roma

www.adelecassina.it

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed