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Basquiat- “Analphabet artist”

Si è aperta il 2 ottobre, una bella retrospettiva sull’opera di Basquiat a Palazzo Ruspoli, organizzata dalla Fondazione Memmo e dalla Fundación Marcelino Botín di Santander . “Fantasmi da scacciare” è il sottotitolo della mostra che riunisce circa 40 opere (tra cui dieci inediti) risalenti agli anni 70 -80 provenienti da numerosi musei del mondo. Apre il percorso una serie di fotografie inedite scattate da  Michael Halsband, dove insieme a Basquiat viene raffigurato Andy Warhol, l’amico- mito che lo ha portato al massimo della popolarità e gli ha permesso di entrare in contatto con i più importanti galleristi del mondo.  Le opere che caratterizzano questa esposizione seguono un ordine cronologico, e mettono in luce diversi aspetti della poetica dell’artista. L’esistenzialismo - la ricerca della propria identità e l’orgoglio nero - la regalità della propria origine africana. Teste sintetizzate fino a diventare scheletri neri, sagome, frammenti corporei che si rincorrono da un opera all’altra. Come ha scritto il curatore Olivier Berggruen: “E' proprio da questo senso di corpo danneggiato o segnato da cicatrici, frammentato, incompleto o dilaniato, che emerge dal lavoro di Basquiat. Paradossalmente, è l'atto stesso di creare queste rappresentazioni a creare una valenza positiva (..).” Questa visione frammentata del corpo umano, deriva dall’influenza del libro di anatomia scritto da Henry Gray che gli regaḷ la madre quando si trovava all’ospedale, all’età di sette anni, dopo essere stato investito da un’automobile.  E’ proprio con queste forme che si vuole affermare la condizione di alienazione vissuta dai neri in quel tempo, e in questo caso anche le parole interagiscono con il tutto, sia per significato che per “semplice ornamento” compositivo. I colori, il vuoto generato da pezzi di giornale, la materia che emerge soltanto in alcune aree della composizione, è il linguaggio base dell’artista che mette se stesso al centro dell’opera.. l’autobiografismo come vera essenza della rappresentazione.   Se Basquiat è diventato un artista- icona del XX secolo è per il suo stile inconfondibile: l’immediatezza del segno, che per certi versi possiamo definire infantile, sgrammaticato, ma contaminato con elementi provenienti dalle avanguardie del novecento, e la potenza del messaggio: la denuncia sociale della condizione nera americana.  Questa volontà di superare le barriere tradizionali della rappresentazione classica pụ derivare in parte dalla suggestione di artisti come Picasso, Twombly e Dubuffet, in parte dalla New York underground dei graffiti, di cui Basquiat era stato uno dei più illustri interpreti. Infatti sin dal ’77 con l’amico Al Diaz, comincị a tracciare scritte sui muri newyorkesi di contestazione verso la società perbenista americana firmandosi con l’acronimo di SAMO “SAMe Old Shit”: (“SAMO come alternativa al fare arte con la setta “radical chic” finanziata dai dollari di papà”). Tutta l’opera di Basquiat ha in sé un forte contenuto politico – sociale, ricorda Olivier Berggruen, che si evince dalla grafica, dal gesto e dal modo di porre il colore. La contaminazione, di materiali e tematiche , è la tecnica che utilizza per raffigurare il suo mondo..simbolico e realista allo stesso tempo.  Il dinamismo e il vigore, l’energia e la rapidità, sono le armi migliori dell’artista americano che non sopportava i paletti e amava definirsi “analphabet artist” per la sua formazione di strada e per “l’infantilismo espressivo” delle sue opere.

Antonio Taverna


Jean-Michel Basquiat. Fantasmi da scacciare

a cura di Olivier Berggruen

dall’1 ottobre 2008 all’1  febbraio 2009

Palazzo Ruspoli - Fondazione Memmo, Via del Corso 418 - Roma

www.fondazionememmo.it

 

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