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Nient’altro che scultura/Nothing but sculpture -XIII Biennale Internazionale di Carrara

Si è aperta il 27 luglio la Biennale della Scultura di Carrara, manifestazione di grande importanza per una piccola città che, tuttavia, con questa iniziativa, sa esaltare le sue risorse territoriali, elevandole a cultura e legandole alla vita cittadina… ed è coś che l’attività estrattiva del marmo, da sempre peculiarità di questi territori e principale risorsa economica, tra l’altro al centro di un acceso dibattito, diventa l’occasione per restituire questo nobile materiale all’arte.  Scopo della mostra è proprio quello di (di)mostrare il nuovo ruolo che il marmo assume rispetto a due temi e a due tempi: il passato, ed il presente. Infatti, già usato da Michelangelo, Canova, Bernini e Thorvaldsen nelle loro opere, questo materiale non pụ rimanere eternamente legato ad un canone classico di scultura, ma pụ, e deve, avere un largo campo di applicazione nella scultura e nell’arte contemporanea, affrancandosi da certi retaggi del passato. Non solo. In contrapposizione a questo nobile uso che in passato ne è stato fatto, oggi il marmo di Carrara viene invece svenduto, per essere competitivo sul mercato, usato per scopi industriali e cavato in quantità esorbitanti.  E evidente dunque l’importanza di questa manifestazione, che ha iniziato a prendere forma dal 1957 e che in quest’ultima edizione valorizza differenti aspetti della scultura, sotto la cura di un importante storico dell’arte come Francesco Poli. Fra le molte innovazioni va sottolineata l’apertura al pubblico dei laboratori di lavorazione del marmo, ampiamente diffusi sul territorio e il positivo accostamento di artisti di fama internazionale (circa 80) e di artisti emergenti, atto a favorire un dialogo ed un confronto accurato, senza forzature.  L’esposizione si divide in diverse parti situate in diversi spazi della città, al chiuso e all’aperto: Via del Plebiscito - Duomo di Sant’Andrea - Chiesa del Suffragio, Parco della Padula, Accademia di Belle Arti e Museo Civico del Marmo.  Cị che è particolarmente interessante, oltre alle opere in sé, è il rapporto in cui queste si pongono con il contesto urbano o con gli edifici che le ospitano: tale rapporto diventa innegabile ed esplicito in opere come quelle all’interno dell’Accademia di Belle Arti, oppure nell’ “Igloo” di Merz, artista scomparso nel 2003, che si trova nella Chiesa del Suffragio. Qui una calotta di vetro interrotta da un lungo cuneo di legno, entra in stretto contatto con la spazialità della cattedrale barocca: posto al di sotto della cupola, l’igloo è raggiungibile solo percorrendo tutta la navata e costeggiando il cuneo, che ci accompagna silenziosamente ma prepotentemente nel nostro lento procedere. Le opere maggiori, almeno per quantità, si trovano tuttavia al Centro Internazionale delle Arti Plastiche ed è a questo che si è rivolta la nostra attenzione. Questo sito risulta articolarsi in tre sezioni:  Prima sezione: “La forza attuale del marmo”. E composta da diverse opere, nelle quali la varietà delle lavorazioni e la complessità dei temi trattati, riconducono ad un’idea originaria, quasi spirituale. Si và verso l’astrazione, verso il segno primitivo e verso l’accumulazione di elementi eterogenei, senza tuttavia perdere il filo conduttore: la centralità del marmo. Somma opera di questa sezione è “La struttura della conoscenza”, di Hidetoshi Nagasawa, dove il nucleo pesante di marmo è racchiuso all’interno di un fascio di sottili travi in legno grezzo. Coś il saggio giapponese ci insegna come la vera conoscenza non sia apparente e a portata di mano…  Seconda sezione: “Le nuove statue”. A tratti inquietante con accenti quasi da film horror: è la prima stanza del secondo piano dell’ex convento di San Francesco (Pia Stadtbäumer, Max, Mask and Chain), dove le sculture cercano di dare un nuovo significato alla rappresentazione realistica e iperrealistica. Le opere/installazioni sono realizzate con differenti materiali, anche di tipo sintetico, e mirano a creare un senso di straniamento verso l’osservatore, mettendo a nudo i diversi aspetti scabrosi degli ultimi conflitti mondiali (Thomas Hirschhorn, “4 Men”). In questa sezione si ricerca fortemente l’interazione con lo spazio circostante; le posizioni delle varie opere sono state attentamente studiate, tanto da essere a volte quasi sorprendenti nel loro comparire, come statue/manichini nascosti che si affacciano, mostrandosi, al nostro passaggio. Quando poi la componente audio–visiva crea le condizioni per far interagire attivamente l’osservatore, rompendo i confini dell’opera, allora si realizza, a nostro avviso, il capolavoro della Biennale, l’installazione di Glaser e Kunz “Drehbuc”, opera multisensoriale che concentra in sé estetica e contemplazione… ma è la capacità di indagare la psicologia umana la sua più grande qualità: un naufrago al centro di una stanza buia e semivuota, un tavolo, fogli sparsi... e domande, tante domande... semplici ed esistenziali, che disorientano l’osservatore tanto da farlo vacillare e parlare con l’installazione, come a chiedersi se questo naufrago, coś intelligente, sia vivo o inanimato, lui, che infine ci ricorda anche la nostra condizione esistenziale… “dove sono?” oppure “cosa si deve fare?” o semplicemente “si possono scattare foto qui?”  Terza sezione “Scultura come corpo vivente”. Dove il corpo vive attraverso video installazioni basate sulla ripetizione dei movimenti/loop, per mettere in ridicolo dei miti affermati (Paul Mccarthy, Rocky), per denunciare vicende politiche(Regina Jose' Galindo, Quien Puede Borrar Las Huellas), o per mostrare la profondità della psiche umana e le sue patologie (Tony Oursler, Instrument).  Importanti omaggi quest’anno sono stati resi a Louise Bourgeois, Mario Merz, Giulio Paolini e Pietro Cascella, da poco scomparso. Efficace e suggestivo il dialogo che si viene a creare nell’aula magna dell’Accademia delle Belle Arti, dove le opere di Paolini, tra i calchi di statue classiche, danno vita a una tensione metafisica tra arte antica e moderna. La ricerca di un equilibrio e di un contatto che ancora oggi pụ risultare vitale.

Antonio Taverna, Valentina Tocci


XIII Biennale Internazionale di Scultura di Carrara. Nient’altro che scultura. Nothing but sculpture

a cura di Francesco Poli

dal 27 luglio al 28 settembre 2008

Sedi varie - Carrara

www.labiennaledicarrara.it

 

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