Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

EURASIA. Dissolvenze geografiche dell’arte. NO BORDERS

La mostra, ospitata dalla bellissima sede del Mart di Rovereto, si integra perfettamente con il vasto programma espositivo messo a disposizione dalla settima edizione di MANIFESTA, offrendo un ulteriore spunto di riflessione sullo scenario della ricerca artistica contemporanea.  Eurasia è il termine con cui, convenzionalmente, si definisce la zona geografica comprendente l’Europa e l’Asia unite, ma anche il nome dato da Joseph Beuys ad una serie di performances realizzate tra il 1966 e il 1968; l’artista considerato da A. B. Oliva “colui che riprende, negli anni ’60, una strategia creativa improntata sullo sconfinamento antropologico” nel 1967 fonda, con un apposito manifesto, lo stato  immaginario di Eurasia: un territorio aperto senza confini fisici e politico- culturali.   Nella cura dell’esposizione Achille Bonito Oliva è affiancato da Lorenzo Benedetti, Iara Boubnova, Cecilia Casorati, Hu Fang, Christiane Rekade e Julia Trolp; un team curatoriale internazionale che presenta cinquanta artisti provenienti da tutto il mondo ha lavorato per creare uno degli intenti primi della mostra: dare un valore estetico al riavvicinamento tra Oriente e Occidente. Il curatore, che ha tra i suoi obiettivi quello di riattualizzare l’opera e il pensiero di Beuys, sostiene nel testo di presentazione all’esposizione: ”l’attitudine allo sconfinamento, il multiculturalismo, la dissolvenza dei confini e l’aspirazione a un’arte totale di Beuys trovano un riscontro, sicuramente più laico e meno spirituale, nel lavoro dell’ultima generazione (di artisti) che recupera finalmente una forte attenzione alla realtà”. Fulcro concettuale dell’esposizione è il video Eurasienstab (1967), realizzato al Wide White Space di Anversa da Beuys, e portatore di un messaggio molto forte se lo si contestualizza storicamente. In quegli anni di rivolte studentesche e di politiche strutturate intorno alla guerra fredda, l’opera si connota di un preciso valore politico, aspirando ad una riunificazione tra l’Est e l’Ovest del Mondo. In questa mostra l’arte si delinea sempre di più come strumento di denuncia e critica sociale, come mezzo di indagine delle pratiche quotidiane, allontanandosi da una mera autoreferenzialità sollecita il fruitore (risvegliandone forse la coscienza?), pone interrogativi e si apre a molteplici interpretazioni. Con tale chiave di lettura si potrebbe individuare il link tra i diversi linguaggi artistici presenti, che concorrono a restituire e costruire una storia (e non la Storia), mantenendola viva senza inscatolarla nel tempo e facendola riemerge da quelle dissolvenze territoriali nate da una abolizione di tutti i confini. Se al concetto di storia si connette quello di memoria, in questo caso si rileva una nuova memoria “meticcia, effetto della mescolanza e mobilità”. Tra le opere, penso che alcune debbano essere sottolineate per la loro acuta sensibilità nell’esaminare la natura sociale; Mircea Cantor (nata in Romania, vive e lavora a Parigi) espone la testata del giornale francese Le Monde in una teca di plexiglas rotonda, il titolo del giornale è peṛ cambiato dall’intervento artistico e diventa Les Mondes, ricordandoci che esistono molteplici mondi e realtà. Adrian Paci (nato in Albania, vive e lavora a Milano) con il video Centro di Permanenza Temporanea (2007) riflette sul problema dell’immigrazione, in un aeroporto una fila di persone di pelle scura sale una scala di un aereo, fino a riempirla completamente. Quando la telecamera si allontana e l’inquadratura si allarga ci si rende conto che non esiste nessun aereo su cui salire, chi aspetta non sa per quanto lo farà, non conosce il suo destino e continua a vivere in una dimensione di indeterminatezza e insicurezza. Tanti i nomi di artisti italiani (Stefano Cagol, Riccardo Previdi, Silvia Giambrone ed altri), rilevante anche la pluralità di medium utilizzati: scultura, pittura, installazioni site- specific e video; tecniche e mezzi diversi che illustrano il tentativo di parlare, riflettere e trarre delle conseguenze su problematiche attuali, di cui non sempre si ha una piena consapevolezza. La mostra, a mio parere, traccia le file di un racconto in cui emergono diverse identità, legate a culture ed etnie proprie, che non vuole risolversi con un finale definitivo ma si presenta come un groviglio pieno di nodi, che pụ essere ammirato, studiato, analizzato e casomai ampliato. È compito dell’ osservatore integrare la propria storia con le altre, cercare delle domande e delle risposte, trovare il bandolo della matassa e magari aggiungervi un altro nodo. Una mostra di forte impatto che sollecito chiunque si trovi in nord Italia ad andare a vedere.

Claudia Cavalieri


Eurasia. Dissolvenze geografiche dell'arte

a cura di Achille Bonito Oliva

da 28 giugno al 16 novembre 2008

Mart - Rovereto

www.mart.trento.it

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed