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Focus On Dino Giuliani

L’ esplorazione come principio della creazione – l’arte compositiva di Dino Giuliani

“Un percorso di ricerca continuo.. una sfida con se stessi"  L’arte come ricerca meticolosa del frammento per ricreare un’unità immaginaria e una “reale presenza vivente”. Per realizzare le sue opere Giuliani parte da una scrupolosa esplorazione sul territorio, alla ricerca della materia primaria: i resti di ossa secche animali all’interno dell’incontaminato paesaggio dell’alta sabina.

Dopo un'attenta pulitura e disinfestazione in laboratorio inizia la composizione del soggetto, il tutto partendo da una pianificazione meramente intuitiva, non studiata comunque a tavolino e senza partire da bozzetti o studi preparatori.

L’opera si comincia a delineare attraverso una intricata combinazione che deve essere un combinato di forza e leggerezza, armonia e simmetria delle parti.  “Sta tutto nel calcolare i diversi pesi” dice Giuliani, "tenere insieme e in equilibrio perfetto questa grande quantità di ossa è innanzitutto una sfida con se stessi".  Lo dimostra il percorso compiuto finora dall’artista: partire dalla natura, da un semplice corno per esempio, per poi dare forma a un animale fantastico e mitologico allo stesso tempo. E’ il caso del “Tricapito rosa”, circa due metri e mezzo di altezza, un esemplare che evoca un drago a tre teste con tanto di “gerarchia matriarcale”:al centro la femmina ai lati i due maschi baffuti.

E’ il trionfo delle dentature affilate, che ritroviamo anche nel “Serpentone”, lunghissimo rettile che si snoda attraverso colonne che richiamano un tipico porfido rosso medievale. Il camino rappresenta infine la sintesi tra ornamento e funzione, quando legno di ulivo, corna e muratura entrano in simbiosi e danno vita a un totem di grande forza e potenza. Questi resti di creature immaginarie ossificate, sono quasi una riscoperta del passato e dell’origine del mondo, ma sotto una chiave più ironica, quasi un “scherzo dadaista” dell’artista.  Attraverso l’utilizzo di piccoli ma ingegnosi accorgimenti: gli occhi, la lingua e in qualche caso anche gli organi sessuali, che normalmente si decompongono, vengono invece pietrificati come il resto dello scheletro, allora tutto diventa un grande gioco e una grande messa in scena, viene in qualche modo rettificata l’archeologia stessa.  In realtà anche le pose risultano essere teatrali in alcuni soggetti, come il mitico “Capoccione”, coś battezzato dall’artista per la misura spropositata della testa rispetto al corpo. L'artista, nella realizzazione di queste opere, dimostra una semplicità disarmante, come filtrata attraverso l’immaginazione di un bambino.  E' proprio questo l’aspetto più interessante: la capacità di creare delle opere di così grande impatto, senza rinunciare alla sincera innocenza infantile.  L’arte, intuizione primaria che serve all’uomo a prendere consapevolezza della vita stessa.

Antonio Taverna

 

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