Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

Senza titolo - 15ª Quadriennale d'arte di Roma

Probabilmente non esiste termine più adatto di quello scelto dal presidente Gino Agnese per sintetizzare questa 15ª Quadriennale d’arte di Roma: un “fermo immagine”, una ben costruita carrellata sull’arte italiana più recente che non si vergogna di rifiutare le forti strutture e ideologie dominanti di una “mostra”, strizzando l’occhiolino alle ben più elastiche e malleabili forme della fiera d’arte. Ovviamente, è una strategia che sa molto di comodo: si legittimano in questo modo le 99 eterogenee scelte di artisti ad opera di 5 curatori tra loro molto differenti.  E pare ci sia spazio per tutti (pare…): nomi già consolidati o semisconosciuti nati negli anni ’60, ’70 e ’80; una profusione di linguaggi e tematiche differenti dove, come scrive Chiara Bertola nel catalogo “…l’eredità dello sperimentalismo dell’arte povera, la dimensione ludica del concettualismo degli anni Settanta e l’anima barocca della transavanguardia coesistono come linee guida del lavoro degli artisti italiani.” Ecco spiegato il “povero” (perdonate il gioco di parole) omaggio a Luciano Fabro, o l’opera scelta di Lara Favaretto  Omaggio a Gino De Dominicis</i>. Sono eredità a cui questa rassegna sembra aggrapparsi con tenacia, per trovare un filo che riesca a dare continuità all’arte italiana degli ultimi decenni; ma non bisogna mai dimenticare quanto l’arte degli ultimi decenni sia legata a doppio filo anche ad eredità maggiormente internazionali e trasversali. Basti considerare la presenza di artisti che vivono e lavorano per lo più all’estero: Beecroft, Sissi, Verlato, Trevisani, Catelani, Ligorio… . Due su tutti credo meritino più attenzione: Gea Casolaro con la sua semplice ma intensa opera  Ai caduti di oggi  sposta il concetto di monumento dalla sua originaria funzione di commemorazione storica ad una riflessione più critica sopra un fenomeno presente e vivo più che mai nel nostro paese, le morti bianche (la stessa artista si ricollega alle vicende del Palazzo delle Esposizioni, durante i recenti lavori di ristrutturazione, quando crolḷ parte del tetto, coinvolgendo numerosi operai). Una colonna formata da 4 schermi piatti è la piattaforma dove scorrono in sequenza immagini di uomini ripresi di spalle, e successivamente, nero su bianco, il loro nome, cognome, età e la causa della morte sul lavoro.  Semplicità, denuncia, intensità. L’altro nome è di un’artista forse meno noto e più giovane: Andrea Mastrovito e la sua bellissima  Eine Symphonie des Grauens;  No Surprise  dei Radiohead accompagna l’evoluzione di figure già stampate su una base di fogli A4 pazientemente montati e sovrapposte con altre videoproiettate. Quello che vediamo cominciare su una parete ed evolversi rapidamente sulla altre due per poi tornare al punto di partenza è un’allegoria sul ciclo dell’esistenza: vita riproduzione e morte; ma è un ciclo perverso, drammatico, dove la riproduzione sembra coincidere con uno stupro, il neonato ha già i baffi e mentre cerca di catturare farfalle, cresce improvvisamente trovandosi a squartare uccelli. Qualcosa, nel lirismo e al tempo stesso nella crudeltà degli eventi metaforizzati ricorda i Drawings for Projection del sudafricano William Kentridge. Se non si ha l’occasione di visitare la Q quando sono disponibili i servizi didattici gratuiti - mercoled́ e venerd́ alle 18 - probabilmente davanti a coś tante opere senza un chiaro progetto curatoriale di allestimento cị che colpirà maggiormente saranno le singole opere, e il visitatore si affiderà come quasi sempre accade al suo gusto personale, al suo intuito. Ma forse, è proprio questo il rovescio della medaglia di una “mostra” aperta, partecipativa, che sceglie di non avere un titolo per poi chiederlo a mo’di sondaggio ai visitatori: spetta a noi quindi nominarla e definirla. Personalmente, rimarrà comunque senza titolo… .

Valentina Fiore


15a Quadriennale d'arte di Roma

a cura di Chiara Bertola, Lorenzo Canova, Buno Corΰ, Daniela Lancioni e Claudio Spadoni

dal 19 giugno al 14 settembre 2008

Palazzo delle Esposizioni, Via Nazionale 194 - Roma

www.palazzoesposizioni.it

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed