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La prima in Italia di Letizia Battaglia

Era il giugno del 2003 quando, sfogliando casualmente il catalogo di una mostra intitolata Atlante italiano 2003, m’imbattei per la prima volta nell’opera di Letizia Battaglia. In quell’occasione rimasi molto colpito dall’acutezza con cui fotografava il processo di conformazione del  paesaggio palermitano ai segreti traffici di Cosa Nostra. La sua era una denuncia non dichiarata, ma sottile. Cercava di svelare lo stato impietoso in cui versavano alcune zone di Palermo mettendone in luce il loro nascosto utilizzo criminoso. Se in quell’occasione Letizia Battaglia opṭ per un approccio indiretto al problema mafioso, nella sua prima mostra personale in una galleria italiana lo affronta a viso aperto, attraverso un percorso antologico che ripercorre alcune delle principali tappe del suo lavoro: si parte dalle foto di grande formato sugli omicidi della mafia per arrivare alla più recente produzione.   Le bellissime foto in bianco e nero, che si dispongono sulle mute pareti bianche delle tre sale, rappresentano la testimonianza diretta non solo di un sistema corrotto e dominato dalla violenza, ma anche quanto forti siano stati l’impegno ed il coraggio della Battaglia a favore dei diritti della donna, della dignità e della giustizia.  Nella prima sala la morte, solitaria o collettiva, ci catapulta in un mondo crudele ed omertoso dove chi sbaglia paga. La Palermo degli anni ’80 è una città dura, con regole precise che non lascia alcuna possibilità di scampo a chi vuole ribellarsi o provare a mutare la propria e altrui situazione. Ed ecco allora che diventa automatico il passaggio da eroe a povero Cristo, come sottolinea la foto I due Cristi: l’uomo a terra è uno dei tanti sconosciuti uccisi dalla mafia; della sua identità non resta che un tatuaggio sulla sua schiena e una pozza di sangue. Uccidere diviene un’azione inevitabile ed accettata da tutti, tanto da essere introdotta anche nei giochi quotidiani dei bambini, come ben dimostra la foto Il gioco del killer, dove un bambino munito di pistola giocattolo e di retina per simulare la sua identità viene colto nel momento di sparare: nulla di più esemplificativo per farci riflettere sul potere devastante della mafia. Nella seconda sala tra le foto di altri due morti anonimi e dell’arresto del boss mafioso Leoluca Bagarella, campeggia lo splendido trittico intitolato Opera Unica. Sicilia composto da un centinaio di foto aventi per soggetto le scene di vita quotidiana, le donne, l’amore e i volti del potere di una città contraddittoria. In questo gigantesco “collage fotografico” emergono i vari volti di una Trinacria che sembra rappresentare un mondo a sé stante rispetto al resto della penisola. Infine nella terza sala vengono proposte le foto di più recente produzione, datate dal 2003 al 2008, intitolate Divagazione: una grande voglia di evasione si legge negli sguardi dei protagonisti di questi scatti, che non desiderano altro che essere liberi di cogliere un attimo di spensieratezza in un mondo dove ogni cosa sembra atroce. Questo l’universo esplorato e raccontato da Letizia Battaglia. L’universo di una Palermo prigioniera della sua miseria e del suo splendore, dei suoi morti di mafia ma anche delle sue tradizioni. È questo il racconto di vite vissute all’ombra del potere e di una quotidianità che ne presuppone sempre un’altra, magari il più lontano possibile…

Simone Giampà


Letizia Battaglia

a cura di Paolo Falcone

dal 21 maggio al 12 luglio 2008

Galleria Manzo, Vicolo del Governo Vecchio 8 - Roma

www.galleriamanzo.it

 

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