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“Dodici. Uno alla volta per la prima ed ultima volta” – in una performance di Federico Cozzucoli

Per essere la prima performance proposta dalla galleria, abitualmente incentrata nella ricerca fotografica, l’impatto emotivo e visivo è stato di grande rilievo e al di là di ogni aspettativa. Il gallerista–artista Carlo Gallerati orienta il suo sguardo verso una nuova metodologia espositiva, un tipo di tecnica che richiede grande prontezza e massima attenzione organizzativa per una corretta riuscita dell’evento, in questo caso eseguita in maniera del tutto eccellente.

Federico Cozzucoli, artista già ben noto per le sue esibizioni in ambito religioso ed esperto studioso di arte sacra, inizia la sua esperienza performativa nel 2002 con l’opera Gloria, e le successive CozzuFUcoli e Simonia.  “Dodici. Uno alla volta per la prima e ultima volta”, coś l’artista di origini siciliane intitola la sua opera. La performance realizzatasi gioved́ 22 maggio è stata filmata per intero, il video sarà poi mostrato al pubblico il giorno 19 giugno alle ore 19.  Lo spazio espositivo presenta una collocazione di fotografie di prime comunioni sulle pareti. Le innumerevoli foto, sapientemente incorniciate con una trama floreale di colore oro, sottolineano minuziosamente l’aspetto sacro- religioso dell’azione.  Il significato dell’opera è senza dubbio plurivalente. L’artista associa la religione all’arte avvalendosi del potere di scegliere i Dodici che prenderanno parte al banchetto e inevitabilmente all’opera. I Dodici rientrano nella sfera artistica recitando l’immagine dell’Ultima Cena e con la Prima Comunione celebrate dall’artista. Il gesto enfatizzato dell’artista nella consacrazione del pane, nella donazione del vino e dell’agnello pasquale, esibisce lo spirito di sovversione verso un mondo abbagliato dalla fede.

Il rito, la messa, o la tradizione, ci ricorda, per dirla come Adorno, una ripetizione gestuale, ed è infatti una fotocopia segnica che supera il tempo come esperienza vissuta o come elaborazione-trasformazione, ingannando lo spirito creativo alla quotidianità logica del pensiero ragionato. Il richiamo della performance in chiave postmoderna del cenacolo rinascimentale è evidente. Il valore scenico della sala espositiva allestita con oggetti-simboli della religiosità non solo cristiana ma anche di altre culture quali musulmane e ebraica, assume aspetti rilevanti e adatti all’azione calcolata e studiata con cura dall’artista. Il messaggio voluto dall’artista è fortemente esaltato sia dalla scelta del soggetto storiografico immortalato, sia dalla consapevolezza contemplativa della Messa. L’autoritratto sulla parete opposta all’entrata, raffigurante la “Prima e ultima scena”, modella lo spazio e aggiunge forza alla scena. Lo sguardo dell’osservatore durante la performance è di continuo richiamato a contemplarlo.  Commentando l’opera si pụ dire che l’esecuzione, la tempestività e l’abilità preparatoria, sia dell’artista che della curatrice Erica Olmetto, hanno contribuito ad una buona realizzazione performativa, sia che si parli del contesto dell’opera sia della sua “scenografia teatrale”.

Geoffrey Di Giacomo

 


Dodici. Uno alla volta per la prima ed ultima volta

a cura di Erica Olmetto

dal 22 maggio al 10 giugno 2008

Galleria Gallerati, Via Apuania 55 - Roma

www.galleriagallerati.it

 

 

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