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Superfici vibratili

Piove. L’asfalto e i sanpietrini si trasformano in petrolio liquido e le pozzanghere diventano argento colato, è tutto pulito e ogni cosa entra nell’altra specchiandosi in essa. Entro in galleria solamente con l’ombelico asciutto, mi accoglie il gallerista con un sorriso e un “prego” molto garbato, nonostante non abbia abbassato il volume della musica che stava ascoltando prima che entrassi.

Getulio Alviani non ha bisogno di presentazioni, artista che opera fin dagli anni ’50 nel dare all’arte un ruolo scientifico basato sulla ricerca dell’allargamento del campo del  percettibile, sulla scia del bauhaus e dell’arte programmata, l’arte del “fare” come intelligenza per far diventare intelligenti gli altri estendendo il campo del percettibile. Le sue opere sono un processo di ricerca.  Pụ essere definito ideatore plastico, progettista, studioso dei problemi della percezione, ricercatore, e dagli anni ’60 contribuisce alla conoscenza e diffusione dell’Arte Cinetica e Programmata. La Galleria Il Bulino espone la personale del Maestro nei suoi due piccoli  ambienti, qui le “superfici a testura vibratile” dialogano e si specchiano tra loro e ovviamente con il visitatore, ottenute dalla lavorazione di lastre di alluminio e acciaio, rappresentano la sua ricerca formativa a partire dal 1960.

Appena entrata mi specchio subito in “Rilievo speculare a elementi curvi”, superficie d’acciaio rettangolare avvolta da elementi curvi, anch’essi in acciaio che sembrano uscire e rientrare nella parete in un moto circolare, con ritmo metodico e preciso.  Nella parete di fronte una piccola serie de “I cerchi virtuali”, otto semicerchi posizionati sulla superficie d’acciaio specchiante, li osservo per qualche secondo, e solo dopo un po’ mi accorgo che l’altra metà è virtuale, non attuale, l’occhio vede un cerchio intero, certo reale… solo nella sua virtualità. Anche qui, come in ogni opera del maestro ritroviamo il movimento, lo scherno, la minuzionsa precisione nella lavorazione della materia, nonché una struttura spaziale rigorosamente geometrica e matematica. Infine nella saletta adiacente le superfici in alluminio “tornite” o “vibratili” come le chiama lui stesso, questa volta il metallo è opaco, non riflette lo spettatore ma la luce che raccoglie dall’ambiente. Le opere di Alviani, non sono semplicemente specchi, non sono semplicemente frutto di perizie manuali, generano spazio e allo stesso tempo ci risucchiano all’interno, creano un’altra dimensione, che noi usiamo chiamare virtuale.

Chiara Ciucci Giuliani

 


 

Getulio Alviani

a cura di Donatella Giancaspero, Sergio Pandolfini

dal 3 aprile al 3 maggio 2008

Galleria Il Bulino artecontemporanea, Via Urbana148 - Roma

www.galleriailbulino.it

 

 

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