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Immersione nell'arte d'oggi

Tra gli eventi organizzati a Roma in occasione delle due fiere d'arte che, in contemporanea, hanno catalizzato l'interesse degli addetti nel fine settimana fra febbraio e marzo, la mostra “Cose mai viste” è stata una protagonista. Non solo la splendida e centralissima cornice delle Terme di Diocleziano, come pure l'entrata gratuita, hanno spinto verso la partecipazione di un pubblico ampio, ma soprattutto la possibilità di vedere opere recenti di artisti italiani e stranieri, per di più tutte provenienti da collezioni private.  Non stupisce quindi che i curiosi fossero molti. I più si saranno accorti dell'assoluta eterogeneità dell'arte dei giorni nostri, della grande varietà che già a livello mercantile, e percị con certe preferenze e cliché, si pụ ravvisare.  Una polifonia ricercata dal curatore della mostra, Achille Bonito Oliva, che ha scelto la cifra espositiva dell'addizione, puntando sulla singola individualità dei lavori.

E cị, data l'occasione, non poteva essere altrimenti. Forse, per togliere la patina dell'atmosfera fieristica, dell'accumulo disordinato, sarebbe servita una maggiore attenzione al luogo, contesto coś prezioso in cui si venivano a trovare le opere. Si è persa l'occasione di incentivare nella capitale, e non solo a livello superficiale, un dialogo tra arte contemporanea e antichità che potrebbe essere propulsivo per rivitalizzare a livello istituzionale il sistema arte romano. Un'eccezione, non so dire quanto voluta, è stata la registrazione audio “Domestic glass meets wild glass” (2006) di Jimmie Durham, posizionata in esterno. I suoni, scontro di vetri, riempivano i vuoti fra le rovine lasciati dal tempo, riconciliando le arti al di là delle distanze.

All'interno delle Terme, tra i lavori più espressivi sono innanzitutto da menzionare i bambini ammanettati, ma fieri, di Dino Innocente. “Tredici” (2005), figure di dimensioni reali in polvere di marmo, assai veritiere se non per il colore, bianco candido, del materiale.  Pure prigionieri, ma in carne e ossa, disposti in modo ordinato insieme alle loro guardie, sono i personaggi che compongono l'imponente ritratto collettivo di Mijhael Subotzky. La fotografia “Exercise yard, beanfort west prison” (2006) apre nel luogo custodito del carcere una breccia, nello stesso tempo in cui costringe ad avvicinare chi osserva verso una realtà volutamente ignorata.  La validità di queste come di altre opere, e la scelta, particolarmente apprezzabile, di presentare nuovi artisti accanto a talenti già affermati, fra i tanti Anselm Kiefer e Michelangelo Pistoletto, ha creato un cortocircuito positivo nel contesto capitolino che auspichiamo continui fertile.

Roberto Teotti


Cose mai viste (nell'ambito di Road to Contemporary Art)

a cura di Achille Bonito Oliva

dal 28 febbraio al 2 marzo 2008

Terme di Diocleziano - Via Luigi Einaudi 87 - Roma

 

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