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Leonardo al Castello Sforzesco: le immancabili nozze tra Arte e Scienza

La sensazione che si prova passeggiando in questi giorni nelle umide sale del Castello Sforzesco  di Milano è quella di essere in compagnia di Leonardo, se vogliamo, più del solito. Nella Sala delle Asse, completamente decorata dall’artista con splendidi dipinti murali rappresentanti un fitto assemblaggio di tronchi dall’albero dalla folta chioma, trova spazio una piccola ma densa mostra dedicata agli studi di Leonardo sulle proporzioni e sulla fortuna del suo Libro di Pittura. Se ancora non bastasse, qualche sala più in là ci si trova a qualche palmo di naso da una preziosa, piccola tela raffigurante una Madonna con Bambino, di Francesco Napoletano, pittore di ispirazione leonardesca, tela da poco donata al comune di Milano da Amedeo Lia e anche detta, per questo, Madonna Lia. Due eventi importanti, dunque, che appagano la sete di Scienza e di Arte, vale a dire le due componenti fondamentali della vita e dell’opera del genio leonardesco.  Ma andiamo con ordine. La mostra nella Sala delle Asse è una mostra particolare e stimolante, ma forse un p̣ troppo da specialisti. Il rischio principale che si corre andando a vedere mostre su Leonardo è quello di trovarsi di fronte a qualcosa di banalmente commerciale, laddove si tornano a ribadire aspetti della sua opera fin troppo osannati e inflazionati o, all’opposto, di doversi confrontare con del materiale incomprensibile o difficilmente afferrabile nella sua totalità. Dalla presente mostra, senza una preliminare conoscenza di alcuni aspetti fondamentali del pensiero scientifico di Leonardo, si esce con la sensazione di essere in contatto con qualcosa che va al di là di cị che siamo in grado di afferrare semplicemente facendo scorrere lo sguardo attraverso le vetrine nelle quali sono “sigillate” le opere: é una mostra su cui bisogna continuare a meditare una volta tornati a casa, una mostra che offre interessantissimi spunti che possono essere sviluppati dal visitatore a seconda delle proprie propensioni ed interessi. Una mostra dall’effetto particolare, dunque, dato dal particolare statuto delle opere esposte: principalmente apografi ed edizioni a stampa del Libro di Pittura, insieme ad alcuni disegni, stampe ed un modellino in cera. Una mostra non tanto d’arte quanto, più esattamente, di letteratura artistica, che ci presenta “materialmente” la fortuna del trattato leonardesco attraverso l’esposizione di edizioni emblematiche della diffusione temporale nonché geografica dello studio sulle proporzioni del corpo dell’uomo e del cavallo di cui Leonardo è stato, se non l’iniziatore, sicuramente lo studioso più imitato e ripreso. L’esposizione trae la più parte delle sue opere dai fondi librari dell’Ente Raccolta Vinciana di Milano, istituzione sorta nel 1904 con lo scopo di raccogliere quanto veniva pubblicato su Leonardo e che possiede tutte le edizioni a stampa del Libro di Pittura, a partire dalla prima, pubblicata a Parigi dal Du Fresne nel 1651, fino all’ultima edizione curata da Vecce e Pedretti, che è una riproduzione in facsimile del Codice Urbinate 1270 della Biblioteca Apostolica Vaticana di Roma. Fondamentali, ancora, le edizioni straniere qui esposte, come quelle di Madrid, Norimberga, Amsterdam, testimonianza di un interesse nei confronti delle lucidissime osservazioni leonardesche che varca sin da subito i confini italiani e che induce ed esige edizioni redatte nelle diverse lingue europee. Dall’analisi delle opere esposte si comprende anche un altro aspetto interessante: oltre alle edizioni complete compaiono anche delle forme abbreviate del Trattato, spesso esclusivamente focalizzate sulla tematica della “divina proporzione” e dei sistemi matematici per procedere alle misurazioni delle varie parti del corpo, a testimoniare come questi temi, inizialmente non inseriti dal Melzi tra quelli che dovevano comporre il Libro di Pittura, finiscono per essere trattati separatamente in opere a sé. E proprio all’interno di queste edizioni abbreviate trovano posto le bellissime incisioni di Stefano della Bella o le incisive riproduzioni del Poussin.  Qui inizia a comparire l’Arte accanto alla Scienza in questa mostra, l’Arte che è a servizio della Scienza come la Scienza lo è dell’Arte nei dipinti di Leonardo. E non a caso compaiono qui dei disegni, perché il disegno era usato dall’artista come metodo primo di indagine, bisturi insaziabile e curioso delle meraviglie del creato. Pochi gli autografi di Leonardo, ma sceltissimi, tra cui il bellissimo Studio per le misure di un cavallo visto di profilo da Windsor (1490 ca.) che mostra la scientificità del metodo di misurazione e, nel contempo,il sistema di variazioni, quegli “accidenti” che impediscono alla natura di essere codificabile e la rendono indagabile all’infinito. A tale riguardo gli esempi presenti negli studi di Leonardo avrebbero potuto essere innumerevoli, ma viene scelto di presentare al pubblico, per la prima volta, un modellino in cera di proprietà privata che viene ritenuto autografo dal Kemp e da altri insigni studiosi, i quali sostengono esso appartenga alla fase di progettazione del noto monumento equestre per Francesco Sforza, che impegṇ Leonardo per oltre un decennio. A completamento di un percorso di fortuna oltre che critica anche iconografica, trovano spazio disegni e incisioni che, da Dürer a Canova, si soffermano su quelle stesse problematiche che anni addietro avevano scosso l’ingegno leonardesco. Finita la mostra, dirigendoci verso la cappella del Castello Sforzesco, avvertiamo che la visita non è ancora finita, perché, parlando di fortuna critica e migrazioni di motivi iconografici, non stona affatto poter ammirare la splendida Madonna Lia di Francesco Napoletano, opera di una morbidezza e soavità straordinarie. Sullo sfondo, al di là della finestra che si apre alle spalle della Vergine, si apre un magnifico paesaggio, forse meno sconfinato e aereo di quelli leonardeschi, ma più emblematico: vi è riprodotto il Castello Sforzesco, quello stesso Castello all’interno del quale oggi noi possiamo ammirare questa preziosa “icona” e venire a contatto con il sapere scientifico di Leonardo all’interno della Sala delle Asse da lui stesso dipinta. Esperienza eccezionale di perfetta consonanza contestuale tra passato e presente, questa mostra ha una sola pecca: i pannelli informativi sono scritti esclusivamente in italiano, cosa che la rende assolutamente poco fruibile da parte di un pubblico straniero. Data la complessità della mostra è strano e forse non accettabile non aver pensato di  predisporre dei sistemi informativi almeno in lingua inglese: Leonardo non è solo La Gioconda.

Tania De Nile


Leonardo. Dagli studi di proporzioni al Trattato della Pittura

a cura di Pietro C. Marani e Maria Teresa Fiorio

dal 7 dicembre 2007 al 2 marzo 2008

Castello Sforzesco, Sala delle Asse - Milano

 

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