Alla Wunderkammern l'arte è di casa. Letteralmente. Dallo scorso maggio, infatti, la galleria – trasferitasi dalla fine del 2008 a Roma, dopo l'attività decennale a Spello, in Umbria – ha dato avvio al progetto Living Layers, un ciclo di “domicili d'artista”.
Attraverso tale formula viene concessa agli artisti la possibilità di concentrarsi su di un territorio e confrontarsi con esso, mettendosi in relazione con il tessuto urbano, culturale e sociale; un'analisi del contesto filtrata dalla sensibilità d'artista, il cui sguardo è rivolto al “paesaggio” (ma anche al passaggio) umano.
Protagonisti del primo ciclo di Living Layers (il progetto andrà avanti fino a novembre, per un totale di tre domicili) sono Valentina Vetturi e Alexander Hamilton Auriema. Entrambi giovani (rispettivamente classe '79 e '84), entrambi interessati alle implicazioni relazionali dell'arte, Vetturi e Auriema si sono insediati nel quartiere di Tor Pignattara, dove Wunderkammern ha sede.
Particolarmente significativo il lavoro della Vetturi: l'artista ha percorso per una settimana la distanza che separa il quartiere di Tor Pignattara dalla stazione Termini; quotidianamente, per otto ore al giorno, si è immedesimata nella vita delle tante persone che salgono sul trenino della Casilina, sperimentando, come lei stessa ha dichiarato, «la condizione palindroma della pendolare, la noia apparente della ripetizione, il doppio legame con le stazioni di arrivo e partenza, la sospensione e il disorientamento causate dallo spostamento, la vicinanza forzata che si crea su questo mezzo di trasporto collettivo, portandola sino al suo limite».
Valentina Vetturi, La Pendolare (2010), courtesy Wunderkammern
Da tale esperienza sono scaturiti tre lavori distinti, due video e un'installazione, intitolati La Pendolare. Nel primo video, Vetturi compie un'azione semplice, ma di grande impatto: all'interno del treno, una telecamera riprende l'artista mentre fissa intensamente una persona sconosciuta che le è vicina in quel momento. Dopo alcuni secondi, la tensione si risolve in un tentativo di avvicinamento, con la Vetturi che si accosta alla persona scrutata con un movimento repentino, quasi a volerle sussurrare qualcosa nell'orecchio e sfiorarle la guancia. Interessante è la reazione della persona (o meglio, delle persone, visto che il gesto viene ripetuto più volte) soggetta alle attenzioni dell'artista: imbarazzo, sorpresa, paura, persino indifferenza. Emerge così un campionario di emozioni in grado di comporre un quadro diversificato di comportamenti e situazioni; e il tentativo di spezzare le distanze da parte della Vetturi – che affonda le proprie radici nelle metodologie di stampo situazionista – risulta in quel contesto assolutamente azzeccato ed efficace.
Valentina Vetturi, La Pendolare (2010), courtesy Wunderkammern
Nel secondo video la stessa artista è ripresa mentre, seduta sullo stesso treno, scrive ininterrottamente a macchina; ignorando la calca attorno a lei, Vetturi batte i tasti della macchina da scrivere con un movimento costante ed ipnotico, registrando non si sa bene cosa. La risposta è nella terza opera che chiude il lavoro: in una stanza della galleria, interamente tappezzata, sono esposti i fogli sui quali l'artista ha scritto le sensazioni e i pensieri del viaggio quotidiano sul treno. La punteggiatura è incerta e non mancano errori d'ortografia, ma l'artista ha saputo restituire il vortice di pensieri che attraversano la mente del pendolare, come in un flusso di coscienza. Ecco alcuni frammenti di frasi raccolte sui fogli che riempono la saletta, che richiamano vagamente lo scroll (il rotolo di carta tutta attaccata) sul quale Kerouac scrisse il celebre On the road:
“fa persino freddo su questo treno”
“sciopero della pendolare”
“scrivo per testimoniare il tempo trascorso su questo treno avanti e indietro a coprire la distanza che separa questo quartiere dal primo avamposto del centro cittadino che è Termini”
L'opera di Auriema condivide con quella di Vetturi il carattere community specific: il giovane artista newyorchese si è concentrato sul contesto dei call center, popolati di immigrati e persone lontane dal luogo dove sono nate e vissute. Tor Pignattara, in questo senso, è uno dei quartieri romani con più alta densità di stranieri. Auriema ha così commissionato attraverso il call center un buco da scavare in un villaggio del Bangladesh (zona di provenienza per molti dei residenti a Tor Pignattara): la creazione della fossa, realizzata da tre operai e visibile attraverso una documentazione fotografica e video, può essere letta – stando alle parole dell'artista – «come un paradosso fisico, una traduzione meno letterale di scala/città, persona/gente, economia e “integrazione”».
Alexander Hamilton Auriema, I am not really from here and I know nothing about this place (2010), courtesy Wunderkammern
Il tentativo di link fra due parti di mondo così agli antipodi è percepibile, ma in questo caso, forse, le intenzioni del progetto di Auriema (I am not really from here and I know nothing about this place) sono meno leggibili rispetto a quelle della Venturi.
In ogni caso i lavori esposti in galleria si segnalano per la loro capacità poetica, finalizzata a spezzare routine (quella quotidiana del pendolare) e a superare distanze (quelle che separano luoghi e persone). Difficilmente l'arte è in grado di dare risposte definitive a problemi del genere, ma può concorrere, per un attimo, a rompere cliché, a confrontarsi con la vita di tutti i giorni, a comunicare con la gente. E non è un contributo da poco.
Alexander Hamilton Auriema, I am not really from here and I know nothing about this place (2010), courtesy
Wunderkammern
Tutto ciò grazie al progetto di ospitalità promosso da Wunderkammern, che si configura come un sostegno concreto all'arte finalizzato a creare relazioni fra artisti, comunità, territorio. Nel tentativo di far sì che l'arte possa davvero incidere e confrontarsi con i percorsi quotidiani di ognuno di noi.
Ce ne fossero, di gallerie così.
Saverio Verini
Living Layers #1 - Valentina Vetturi e Alexander Hamilton Auriema
a cura di Wunderkammern
dal 19 maggio al 25 giugno 2010
Galleria Wunderkammern, Via Gabrio Serbelloni 124 - Roma
www.wunderkammern.net