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RUBRICA | Impertinenze

La speranza è una buona prima colazione, ma è una pessima cena (F. Bacon)

Impertinenza intrisa di aforismi ...

"Difficile capire un Paese dove la stessa cosa è chiamata al Nord uccello e al Sud pesce", scriveva il compianto Enzo Biagi (che forse, mi dico, meglio sia passato a miglior vita prima di assistere alla catastrofe delle ultime settimane). Difficile per me (e spero non solo per me...) capire perché gli Italiani abbiano deciso un’altra volta, per la TERZA volta, di eleggere un uomo come Silvio Berlusconi. Ovvio che la Sinistra ne ha fatti di errori, eccome! Ma quali frutti si possono raccogliere dopo anni di malgoverno?  Cosa si aspettava l’Italiano dalla sinistra, che in meno di un anno risolvesse magicamente tutti i problemi ereditati dal precedente governo?!  "Chiunque pụ sbagliare, ma nessuno, se non è uno sciocco, persevera nell’errore", scriveva Cicerone: forse il fatto è semplicemente questo, che siamo degli sciocchi, e ci meritiamo solo cị che siamo. L’Italiano vuole tutto e subito, non capisce che per risollevare davvero un paese serve tempo, e sacrifici.  Ed ora ci ricondanna per altri quattro anni ad assistere come in un deja vù ad un desolante tracollo, forse senza precedenti. Ma chi è poi questo “Italiano”, mi chiedo? Chi non riesce a capire che tra il peggio e il meno peggio è sempre più saggio, anche se non allettante, scegliere il secondo?  Forse per chi come me vive e ama Roma la sconfitta risulta più amara: anche qui ha vinto il “Popolo delle Libertà”, eleggendo un sindaco che il giorno dopo essere stato eletto ha sentito come necessità prioritaria quella di voler al più presto rimuovere la teca dall’Ara Pacis per spostarla in periferia, affermazione che nel giro di una settimana è stata prima trasformata in un “errore di comunicazione”, e poi convertita nella promessa di un referendum “alla prima occasione in cui non avremo soldi da spendere in elezioni e quant’altro” (cito testuali parole dal sito de La Repubblica!)  Decisione che, indipendentemente dal valore estetico dell’opera di Mejer, costringerebbe il comune a spendere migliaia di euro, sia per il referendum in sé, sia per poi eventualmente spostare la teca in periferia. Ma poi, quale periferia? Non si pụ porre una struttura del genere in “una” periferia romana coś, senza cognizione di causa, come un’astronave; non credo che Mejer abbia seguito un ragionamento del genere quando ha ideato la (bellissima) Chiesa Dives in Misericordia nel quartiere periferico di Tor Tre Teste; e non credo neanche sia stato coś per l’Ara Pacis. E meno male che hanno accusato i precedenti sindaci capitolini di sinistra di aver sperperato soldi nel campo della cultura, a discapito di temi più importanti! Certo la sicurezza, soprattutto nelle periferie, è un tema importante, e la Sinistra ha sbagliato a non valorizzarlo nella sua campagna; ma mi chiedo in qualità di “disperata studentessa d’arte” (che spera di trovare nella sua città natale qualche prospettiva lavorativa...) che fine faranno tutti i progetti culturali iniziati con Rutelli e Veltroni sotto un sindaco che attua fondamentalmente una politica demagogica e populista... A cominciare dalla Festa del Cinema (che già ora, con le ultime affermazioni di Alemanno, sembra minata nella sua identità di festival internazionale), che direzione prenderà nei prossimi anni la cultura a Roma, soprattutto quella contemporanea?  Un contemporaneo spesso bistrattato a favore di una politica culturale -e soprattutto turistica- più concentrata sul patrimonio classico e moderno, e che forse solo negli ultimi dieci anni aveva iniziato a redimersi trovando il suo spazio attraverso un dialogo (a mio parere proficuo) con l’antico. Le perplessità sono tante, coś come la paura.  Ma "Il dubbio è un omaggio alla speranza", scriveva De Lautréamont.  Staremo a vedere...

Valentina Fiore

 

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