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Focus On Achille Sberna

Senza grandi ob(b)iettivi

Come si inciampa su una buccia di banana, così Achille Sberna è entrato in contatto con la fotografia. E, come suggerirebbe ogni "Grande" che si rispetti, "devi avere i tuoi periodi": cosa ci starebbero a fare i vari Picasso (con i suoi periodi blu e rosa), Burri (sacchi, combustioni, cretti) e Cartier-Bresson (acclamato con i cicli sui taccuini messicani, sulle citta e sui personaggi noti)? In linea con tali illustri precedenti lo Sberna ha deciso di presentarsi in questo modo alle porte dell'arte, dopo aver abbandonato negli scorsi mesi la "Kodak Easyshare C330" per abbracciare la più quotata "Canon EOS 400D Digital". Il distacco dalla pratica e tascabile Kodak, fedele compagna dal 2005, rappresenta una separazione traumatica (un po' come le pratiche di divorzio fra Micheal Douglas e Kathleen Turner ne "La guerra dei Roses"), un prepensionamento ingrato per lasciar posto ad un modello geneticamente migliorato (scelta che ha suscitato da più parti proteste e accuse di razzismo: siamo di fronte ad un fotoxenofobo?). Ma tanto, ne siamo tutti sicuri, la prepotente Canon un giorno cadrà  o verrà  smarrita; e allora le docili forme arrotondate della piccola C330 torneranno a penzolare dalla custodia attaccata ai passanti dei jeans, accompagnando il nostro durante le sue scorribande, siano esse in assolate mete tropicali, siano esse ai margini di periferie metropolitane baciate dal cemento e dall'archeologia industriale. La mostra con cui abbiamo deciso di celebrare il periodo "Kodak" giunge al culmine della carriera e ripercorre le tappe fondamentali di un percorso fatto di alti e bassi, di geniali intuizioni e colossali bischerate, accostamenti meditati e titoli inspiegabili, sublimi soluzioni stilistiche e solenni flop. Nella prima parte (fino alla sesta foto compresa) trovano spazio le immagini della serie "Al momento giusto nel posto sbagliato", le altre sono tratte dal ciclo "Esercizi deMENTE". Una varietà  di approcci sempre e comunque all'insegna della dichiarata - quanto vana - ricerca di se stesso, nonché del rifiuto di ogni possibile modifica rispetto all'immagine originale (almeno così vuole farci credere, ostentando una falsa incorruttibilità  rispetto a possibili "ritocchini"). Ho avuto la (disgraziata) opportunità  di assistere dal vivo ai suoi scatti e mai m'era capitato di veder nulla di simile: macchine fotografiche sospese in precario equilibrio su cornicioni alla ricerca di un improbabile autoscatto, appostamenti agli angoli delle strade per cogliere alla sprovvista inconsapevoli estranei nelle loro espressioni più incredibili, violenze inaudite su oggetti, ora sottratti al loro naturale contesto, ora assemblati con bruta forza. Lo stesso Sberna si esibisce talvolta in plastiche proiezioni (steso a terra, fluttuante in aria...) per eseguire i suoi scatti. Ma dopo tutto è  il disegnatore del logo del nostro sito, sguardocontemporaneo.it (e per di più, "a gratis"): per questo lo lasciamo esporre.

Saverio Verini

 

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