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Donatella Spaziani, intimità e perturbazione


Disegno
(2011),
Courtesy OREDARIA Arti Contemporanee

Visitando mostre e osservando i lavori degli artisti è facile accorgersi di come le loro poetiche, a un certo punto, si biforchino: da una parte chi fa del sensazionalismo e della trovata (anche intelligente) i propri cavalli di battaglia; dall’altra, invece, chi cerca di sottrarsi alla tendenza e all’attualità, creando mondi altri, intimi, personali. Si tratta di una semplificazione, in quanto tale errata, ma capace di rispecchiare buona parte degli orientamenti degli artisti. Entrambe le scelte di campo portano a esiti ugualmente interessanti o modesti: il rischio di ricorrere a soluzioni ‘facili’ o didascaliche è sempre in agguato (che ne pensate del BerluscRotto?), così come quello di perdersi in opere concettose e autoreferenziali. Donatella Spaziani, ospite della galleria Oredaria nella sua prima mostra romana a lei interamente dedicata, pare che abbia accettato la sfida di esprimersi evitando il clamore, la retorica, e optando per una creazione che mette al centro la propria persona e l’interiorità. Fermandosi al punto giusto, a pochi passi dal baratro dell'autoreferenzialità.


Autoscatto, Italia
(2004), Courtesy OREDARIA Arti Contemporanee

Gli autoscatti di Spaziani sono permeati di un solipsismo silente ma decisamente comunicativo: un ‘urlo muto’ che richiama l’intimismo – tutt’altro che rassicurante – e la fisicità di Francesca Woodman (riferimento evidente anche nella scelta dei set domestici), ai quali Spaziani abbina luoghi e date (basta leggere i titoli), fissando così un preciso stato d’animo in un dato momento.


Ricamo
(2011), Courtesy OREDARIA Arti Contemporanee

L’interesse per la figura umana viene esplorato anche con altri media: i ricami e i disegni che riproducono coppie di sagome umane – opere leggere ed eleganti quanto incisive – fanno percepire una precarietà fisica cui corrisponde uno stato esistenziale tormentato, conflittuale.


Installation view, Courtesy OREDARIA Arti Contemporanee

Altri lavori ricreano invece ambienti su scala tridimensionale, evocando un mondo borghese e inquieto, fatto di carta da parati, mobili improbabili e angosce domestiche. Angosce che l’arte può solo testimoniare; non sottraendoci a esse, forse consolandoci. E il titolo della mostra, In Me, potrebbe estendersi, coinvolgendo noi tutti.

Saverio Verini


In Me - Donatella Spaziani
testo introduttivo di Claudio Libero Pisano
dal 7 ottobre al 26 novembre 2011
OREDARIA Arti Contemporanee, Via Reggio Emilia, 22-24 - Roma
www.oredaria.it

 

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