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SPECIALE | Roma, MAXXI. We are open

Una giornata, quella del 29 maggio, che per un attimo ha trasformato la città in una capitale europea. Tra i nuovi spazi del Macro, la fiera d’arte contemporanea all’ex Mattatoio e l’inaugurazione del MAXXI , si è aperto un percorso in cui la città ha respirato un’aria diversa e aperta al futuro.

Sono anni che il cantiere di via Guido Reni promette il miracolo, tra critiche e polemiche dal sapore più politico che culturale, non ultima quella sul discorso di Bondi relativa ai meriti dell’iniziativa. Sta di fatto che ora Roma può contare su spazi culturali nuovi e si è creato un polo urbanistico-architettonico dedicato al contemporaneo, nella zona tra il quartiere Flaminio e Parioli, che si muove tra la storica Galleria Nazionale d’Arte Moderna, l’Auditorium di Piano e ora anche il museo di Zaha Hadid. Sicuramente è possibile tracciare anche le carenze di questi progetti, lì dove le grandi archistar sopra citate non sembrano aver tenuto conto della città, con l’inserimento di strutture megalitiche che non cercano un dialogo con il tessuto circostante. Vecchia polemica anche questa, accesa sia intorno all’Auditorium di Piano che sul il progetto di Meier per l’Ara Pacis; appaiono diverse le soluzioni adottate da Odile Decq per gli spazi dell’ex Birreria Peroni che non contrastano ma anzi si inseriscono in modo armonioso nel panorama circostante, regalando forse meno spettacolarità ma maggiore eleganza.


Dal punto di vista architettonico arriveranno altri grandi interventi che interesseranno la zona dell’Eur (dalla Nuvola di Fuksas che dovrebbe essere pronta fra due anni, alla Casa di Vetro di Renzo Piano, a cui è stato dato da poco il via libera), mentre dal punto di vista urbanistico sembra che le prossime iniziative del Comune riguarderanno le periferie, con la costruzione di grandi grattacieli ad uso abitativo, pronti a rompere con i vecchi vincoli che nel centro storico limitano l’altezza degli interventi, ma sicuramente in linea con la tradizione dei quartieri dormitorio della città. Uscendo fuori dalle maglie del discorso che riguarda lo sviluppo urbanistico della capitale e tornando alla serata del 29, sicuramente per qualche ora è stato possibile respirare un’atmosfera diversa, in una città come Roma spesso gravata dai suoi passati e da scelte di sviluppo culturale scarse se non assenti. Percorrere per la prima volta gli ambienti curvilinei e irregolari del Maxxi di notte è stata certamente un’esperienza dall’impatto forte.



Per l’occasione il museo ha aperto i battenti al pubblico gratuitamente e le prenotazioni per i turni di visita della giornata inaugurale si sono chiuse molti giorni prima dell’evento. Ma prenotare per l’ultimo orario disponibile forse non è stata una scelta felice. Dopo essere riuscita a superare la fila per arrivare all’ingresso, dove gli addetti alla security controllavano severi i codici di prenotazione, ho sostato per qualche attimo nello slargo antistante l’ingresso: qui campeggiava la Calamita Cosmica di De Dominicis , un enorme scheletro umano supino dal naso collodiano. La mostra omaggio a De Dominicis curata da Achille Bonito Oliva è la presenza più forte all’interno, dove il percorso si snoda tra le opere della collezione permanente, oltre settanta, e gli interventi site specific realizzati da alcuni studi di architettura internazionali che propongono la loro visione dello spazio nel ventunesimo secolo. Difficile cogliere il progetto di allestimento d’insieme, ma sicuramente il percorso si snoda in modo spettacolare e avvolgente. Una volta addentrata nella struttura il viaggio è stato breve e conciso: dopo soli tre quarti d’ora il personale addetto al controllo delle sale ha chiuso i piani superiori e ha cominciato a far defluire velocemente il pubblico verso l’esterno. La finestra di visita di un’ora e trenta era stata miseramente dimezzata. Fuori intanto, mentre un fiume di cenerentole deluse veniva incitato, senza troppo savoir faire, a sgombrare la piazza antistante l’ingresso, il dj set di Costantino regalava le ultime note, più adatte forse ad un aperitivo vip al Pincio che non all’inaugurazione di un museo. Insomma, dell’evento in sé è difficile parlare, perché si è trattato di una breve incursione che ha dato giusto il tempo di assaggiare le novità proposte dal Maxxi. Sarà interessante vedere se questo spettacolare contenitore diventerà anche un’istituzione promotrice di istanze innovative, in grado di offrire uno sguardo diverso sull’arte.


Eleonora Capretti


We are open

dal 29 al 30 maggio 2010
MAXXI - Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Via Guido Reni 4A - Roma
www.fondazionemaxxi.it

 

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