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Montaggio delle attrazioni


Nam June Paik, Candle TV (1975), courtesy L'Attico

«Libero montaggio di azioni arbitrariamente scelte, indipendenti, ma con un preciso orientamento verso un determinato effetto tematico finale»: così Sergej M. Ejzenstejn definiva il montaggio delle attrazioni, ponendosi sulla scia di Viktor Šklovskij, secondo il quale l’arte non era altro che il procedimento dello straniamento degli oggetti, il cui divenire assumeva più importanza del già compiuto.
Fabio Sargentini, storico gallerista romano, 'monta' la sua mostra  partendo proprio da queste riflessioni. Avvicinando opere in 'conflitto' tra di loro, elementi figurativi apparentemente discordanti, il curatore mira a produrre qualcosa che non è figurabile, ovvero un concetto nuovo.
Nonostante l''intervento situazionista' dei provocatori della New Gallery, secondo i quali le opere esposte andrebbero rispolverate dalla naftalina, l'originalità della mostra va rintracciata proprio nella modalità di allestimento.
Due ritratti di Stalin di Paolo Del Giudice dialogano nella prima sala; nell’uno il dittatore è all’apice del potere, nell’altro è senza vita. La riflessione che deriva da questo contrasto, velatamente stridente, trattandosi dello stesso soggetto e dello stesso autore, viene sicuramente confermata se si mettono in relazione anche i dipinti di Stefano Di Stasio della sala attigua: un gigante appare rappresentato in piccola e grande scala in due tele che si fronteggiano. Dall’azione combinatoria si produce una nuova metafora visiva che trascende il contenuto delle singole opere: la grandezza e la piccolezza convivono nello stesso soggetto.


Luigi Ontani, Krishna (1975) e Luigi Puxeddu, Il cobra (2011), courtesy L'Attico

Due candele illuminano la terza sala: da una parte la candela che si scioglie è un’ 'azione povera' (Kounellis), mentre nell’involucro superficiale di un televisore sostituisce la tecnologia (Nam June Paik). C'è la staticità del treno in assenza di rotaie e quella della cornice televisiva in assenza di immagini, ma c'è anche la dinamicità, trasmessa in entrambi i casi dalla fiamma tremolante della candela.
Nella quarta sala Ontani, nei panni del dio Krishna, incanta il Cobra di Puxeddu in uno scontro-scambio vitale tra uomo e animale. Infine, nel teatrino, le sei sottovesti dipinte di Pizzi Cannella, tracce dell’assenza di un corpo, si collocano davanti al palcoscenico vuoto in un dialogo diretto con lo spettatore-attore.
L’intera galleria diventa un teatro dove immagini immobili creano un movimento, un racconto che, attraverso il coinvolgimento emotivo, porta l’osservatore verso la «finale conclusione ideologica dello spettacolo».

Carmela Rinaldi


Montaggio delle attrazioni
a cura di Fabio Sargentini
dal 13 gennaio al 15 marzo 2012
Associazione Culturale L'Attico, Via del Paradiso 41 - Roma
www.fabiosargentini.it

 

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