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RUBRICA | Reflexioni

# Haiku Photo Tweet

Il silenzio

penetra nella roccia
un canto di cicale


Quando Basho scriveva questo haiku aveva un limite formale di 17 sillabe. Il dono della sintesi poetica per eccellenza. 17 sillabe che devono comunicare a chi legge/ascolta una suggestione.
La forza dell’haiku è proprio qui. La suggestione è per lo più visiva, non tende tanto all'intellettualizzazione del pensiero espresso ma alla sua potenza immaginifica, la capacità di farci percepire un segno linguistico che nella nostra testa diventa immagine.

Fate un salto di qualche secolo. Sostituite le 17 sillabe con 140 caratteri. Avrete twitter. Che forse, in fondo in fondo, in un certo senso è una moderna versione di haiku. Certo, non tutti i tweet sono poetici come un haiku. Voglio dire, dubito che Basho considererebbe poesia una cosa tipo #ho delle meravigliose tette
Ma il processo comunicativo è molto simile. Pochi fronzoli, dono della sintesi e in molti casi la necessaria diminuzione di verbosità lascia spazio alla resa ‘per immagine’ del pensiero.



Chiaramente per twitter ci sono altre considerazioni da fare. Twitter è un posto anonimo, virtuale, e riprendendo grossolanamente Augé, una sorta di ‘nonluogo tecnologico’. Nei social network c'è una velocità comunicativa non pensabile fino a qualche tempo fa, un accorciamento delle distanze geografiche, una potenziale possibilità di interazione sempre però sulla linea di confine reale/virtuale. Lo schermo di un computer diventa oltre che uno schermo fisico  anche uno schermo metaforico dietro il quale nascondersi.
#ho delle meravigliose tette si può scrivere sul web, ma dubito lo si urli dentro un autobus affollato.

Insomma, siamo circondati da dei poeti haiku/tweeternauti, che lanciano nell'etere anonime suggestioni, da luoghi che non sappiamo.

Tutto questo per raccontarvi che un giorno Mr. Larson, un fotografo americano, seduto al tavolo di un bar, accende il suo iphone e legge un tweet. E, tramite le coordinate GPS, scopre che l'autore di quei 140 caratteri scrive da un luogo lì vicino. E così, insieme a un'altra fotografa, Marni Shindelman, per più di due anni lavora ad un progetto (Omaggi anonimi per gente anonima) che utilizza le coordinate di posizione dei messaggi su Twitter, fotografando i luoghi da cui i post hanno origine. A dimostrazione che il soggetto 'virtuale' che scrive, da qualche parte esiste.


«The two artists see themselves as archivists and their project as a homage to the Twitter users whose posts they use. The statements are pithy — as they must be on Twitter — but often evocative, moving, even wise. Paired alongside the images, each one becomes poetic. (…) While Ms. Shindelman prefers to photograph from the Twitter user’s point of view, Mr. Larson photographs the spot he thinks the user had been standing in. Ms. Shindelman leans toward heartfelt tweets, while Mr. Larson is interested in seeing how political discord manifests online. (One of his first images, above, was inspired by a tweet cautioning against swine flu vaccine, a government conspiracy.). (…) Ms. Shindelman’s favorite tweet — in a very sad way — was posted outside a hospital. ‘Just imagine that person walking out of a hospital and tweeting, Amy is dying, and putting that out there on the public timeline’ she said. ‘To be able to put a photograph to that is really incredible — and to be able to pull it out and make that tweet special so that it lasts’».
(Kerri Macdonald, Anonymous Tributes to Anonymous People per il blog ‘Lens’ del New York Times, 6 gennaio 2012)



Valeria De Berardinis

 

 

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