Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

GLI ARTISTI | Elisa Strinna

Come hai maturato il progetto realizzato per Nuova Gestione e in che modo pensi si sia legato al contesto ospitante?

Ho maturato il progetto pensando principalmente al luogo che ospitava Nuova Gestone, il quartiere del Quadraro, e alle qualità degli spazi in cui si sono svolti i vari interventi artistici. Il fatto che il progetto coinvolga un quartiere popolare di Roma, testimone di vicende storiche significative quali i flussi migratori della prima Italia, il dramma della Seconda Guerra Mondiale, dello splendore di Cinecittà, di un secondo importante flusso migratorio transnazionale, è stato determinante.
Inoltre ho trovato piuttosto interessante la natura degli spazi in cui si sono svolti i vari interventi: esercizi commerciali sfitti a causa della crisi economica che ci sta coinvolgendo. Il fatto che questi spazi siano sfitti da tempo, sembra lanciare un segnale, insinuare un dubbio sullo stile di vita che ci governa. Questo dubbio, in un primo momento spaesante, può anche essere affrontato in un altro modo, ed insegnarci a riconsiderare quali siano i nostri reali bisogni, o le nostre priorità. Conoscerci di nuovo, conoscere chi ci sta intorno. Ho scelto così di coinvolgere nel mio progetto sia abitanti del Quadraro, far raccontare loro delle storie, ma anche il pubblico che è venuto a visitare la mostra. I visitatori, invitati ad essere attivi all’interno dello spazio, potevano raccontare a loro volta delle storie o reinterpretare storie personali e collettive in modo creativo. Farsi così partecipi di un processo.


Elisa Strinna, Once, upon this time (C'era una volta, oggi), 2012; photo Gianluca Tullio

Come è stato lavorare a stretto contatto con un quartiere così caratterizzato, sia a livello urbanistico che sociale? Quanto hanno influito i vari pubblici incontrati e con i quali hai interagito ̶ a partire dai locatari ̶ nella realizzazione dell'opera?

Devo dire che è stato molto stimolante. Avendo la possibilità di frequentare il quartiere, parlare con le persone che lo vivono, quasi tutte provenienti da realtà e storie molto diverse, mi ha aperto mondi sconosciuti. Ed è curioso il fatto che questi mondi coesistano a volte sfiorandosi appena. É nato così in me il desiderio di trovare un modo, attraverso l’arte, per portare tali realtà ad incontrarsi, mostrarsi, fondersi.


Elisa Strinna, Once, upon this time (C'era una volta, oggi), 2012; photo Gianluca Tullio

Credi che un approccio 'community specific' possa essere in questo momento un’alternativa validamente critica, soprattutto all’interno del contesto artistico contemporaneo romano?

Sì, credo possa essere un’alternativa piuttosto interessante. Ci vuole tempo per poter interagire con una comunità, e diversamente da altre modalità attualmente in voga nella scena artistica, può essere un modo per iniziare a coinvolgere un pubblico altro, un pubblico che abitualmente non entra né nei musei né nelle gallerie. Se si lavora con un certo criterio si può arrivare a sottoporre questo pubblico non solo ad una fruizione passiva dell’arte ma anche partecipativa, protagonista e consapevole. Può diventare un’operazione creativa collettiva, in grado di modificare positivamente una specifica realtà sociale. E Roma per la sua natura rizomatica e inafferrabile potrebbe essere un luogo in grado di offrire diverse sorprese.


Elisa Strinna, Once, upon this time (C'era una volta, oggi), 2012; photo Gianluca Tullio

Quali aspettative avevi rispetto a Nuova Gestione e cosa ti porterai dentro di questa esperienza?

Avevo delle aspettative positive per quanto riguarda Nuova Gestione, che sono state piuttosto soddisfatte, ma spero che questo intervento sia solo l’inizio.

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed