Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

Editoriale | Speciale Nuova Gestione


Photo Credits: Valeria De Berardinis

Per questo mese non proporremo l'abituale giro per le gallerie. Abbiamo invece deciso di offrire un focus sul nostro progetto Nuova Gestione, che si è concluso appena una settimana fa.
Non per 'cantarcela e suonaracela da soli'; ci serviva, piuttosto, un momento di riflessione su quanto fatto, interpellando alcune delle persone che hanno reso possibile Nuova Gestione: il pubblico,
i locatari, gli artisti, la gente del Quadraro. Sono stati loro gli 'attivatori' del progetto: e a loro ci sembra giusto dare spazio, riflessioni critiche comprese. Buona lettura.


«If I want to work in Public Space, as an artist,
I then must agree with Public Space»
Thomas Hirschhorn


In principio erano gli spazi sfitti.
Li osservavamo, in ogni angolo della città: ‘vendesi’, ‘affittasi’, cartelli color fluo che si facevano largo nel campo visivo. Li consideravamo nonluoghi, ma sbagliavamo. Uno spazio in disuso non è un semplice contenitore, ma è portatore di un’identità; un vuoto denso, pronto ad accogliere, ma anche a opporre resistenza. Al suo interno ci sono la storia di chi lo ha animato con la propria attività, i passi di chi lo ha frequentato, di chi là dentro ha speso tempo e magari denaro. Elementi che non si possono evitare, perché se è vero che un’insegna può sbiadire, una storia è difficile da cancellare.
Poi venne il quartiere, il Quadraro: ‘nido di vespe’, tessuto urbano regolare e tante cose fuori dal comune, contesto nel quale convivono ostinatamente e inevitabilmente generazioni e provenienze diverse. Un tessuto sociale vivo, miscela di usi, abitudini, etnie. Quadraro, bello e difficile. Ascanio Celestini lo sa bene:

A noi del Quadraro c’hanno messo in fondo
a ‘sta discesa per farci ricordare tutti i giorni
che entrare dentro Roma è ‘na fatica.
Che per diventare cittadini dell’Urbe
per noi è ‘na strada tutta in salita.

Abbiamo capito che le due coordinate del progetto, locali sfitti e contesto, potevano – dovevano – incontrarsi. Rigenerare gli spazi e riattivare la memoria del quartiere (coniugandola al presente), con un solo mezzo a disposizione: l’arte. Nuova Gestione nasce come sintesi di tali istanze, in un processo di lavoro che comprende il rapporto diretto con il Quadraro e le sue vie, con i locatari e i commercianti, con gli artisti che hanno operato a stretto contatto con il contesto, producendo in situ gli interventi, nell’impossibile ‘tentativo di esaurimento di un luogo romano’. L’etichetta del progetto è Made in Quadraro dall’inizio alla fine, dai sopralluoghi nei locali fino alle visite guidate con i ragazzi di alcune scuole della zona, organizzate grazie all’apertura dei docenti e alla collaborazione con un gruppo di giovani esperte di didattica.
Luoghi raccontati, non occupati: così gli spazi si sono convertiti in aree di scambio emotivo e relazionale, affermazione di un’economia immateriale fondata sull’esperienza e il coinvolgimento. Un’esposizione di beni senza scopo di lucro, una ‘Zona Temporaneamente Autonoma’, per dirla con Hakim Bey.

L’arte prova costantemente a svincolarsi dalla morsa dei ‘luoghi deputati’, cercando di estendersi altrove, di raggiungere interstizi poco esplorati. È esattamente ciò che è successo al Quadraro, grazie all’atto di responsabilità di artisti che non si sono sottratti al contesto e che hanno puntato – come scrive Marc Augé richiamando Jean Starobinski – alla «presenza del passato nel presente, che lo supera e lo rivendica». Riprogrammare il passato rilanciando il presente.
Crediamo che oggi l'arte, per (soprav)vivere, debba operare in una prospettiva che sia contemporaneamente site e community specific, mettendo a frutto intenzioni e interazioni. Confrontarsi con le persone, con i contesti; sporcarsi le mani con la 'realtà', accorciando le distanze.

Saverio Verini

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed