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Written on the Hays


E. Grossi, sx: All the sun that shines, shines for you (2011); dx: Written on the Hays. Baci eccessivi e lussuriosi vanno evitati (2011), courtesy l'artista

«Vedi, qualcosa di indiretto è più forte, almeno è così in molti casi, perché lo lasci lì oppure lo consegni all’immaginazione del tuo pubblico. Ho sempre creduto che il mio pubblico avesse immaginazione, altrimenti si sarebbe tenuto alla larga dal cinema». (Douglas Sirk)

L’evocazione dei drammi e delle passioni dell’esistenza, il cromatismo acceso e antinaturalistico che enfatizza la carica emotiva dei protagonisti e permette di forzare, senza rompere, i limiti del 'decoro', sono le cifre distintive di Douglas Sirk, uno dei maggiori rappresentanti del melodramma americano.
Grazie all’allusione e alla sfumatura, il regista accenna argomenti considerati 'scabrosi', in inquadrature che nascondono altrettanto e più di quanto manifestano, restando nei limiti di quella 'decenza' dettata dal Codice Hays, utilizzato negli USA tra gli anni Trenta e Sessanta per regolamentare i contenuti cinematografici.
Le vibrazioni dell’animo, accese ma inesplose, gli spiragli lasciati aperti da Sirk sul 'fuori campo' vengono illuminati attraverso le tele di Ester Grossi, protagonista, insieme a Giulio Zanet, dell’esposizione Written on the Hays a cura di Chiara Canali, ospitata dalla First Gallery. Il titolo è un ottimo veicolo per la comprensione del progetto espositivo dei vincitori della IV Edizione del Premio Italian Factory per la giovane pittura italiana 2010: il riferimento è al codice Hays, ma anche ad uno dei capolavori di Sirk, Written on the wind (1956), e gioca sull’assonanza tra Hays e eyes a sottolineare una volontà di ri-vedere, attraverso l'occhio pittorico, il tema della censura nel genere del melodramma.


E. Grossi, Olive verdi (2011), courtesy l'artista


E. Grossi, Rosso 4 (2011), courtesy l'artista

Ester Grossi  sceglie di isolare alcune scene allusive del film, in una serie di tele caratterizzate da campiture cromatiche estese, omogenee, lucide, risultato di una tecnica meticolosa che prevede la stesura di molteplici strati di colore in cui il processo pittorico svolge un ruolo di primo piano. Con la sua pennellata pulita e ben riconoscibile e i colori acrilici intensi, l’artista ravviva le zone opache del film. Grazie ad un’operazione di récadrage che, come un’inquadratura cinematografica, ritaglia una parte della realtà, isolandola dal contesto, illumina le emozioni e le pulsioni dei protagonisti, esibendole agli eyes e sottraendole agli Hays. «Ė un vibrato al limite del perturbante che Ester Grossi lascia finalmente respirare, se non addirittura esplodere, isolando la Figura e l’Azione, staccandole dallo spazio dello studio/set e rivelandone l’alterità cromatica» - scrive la curatrice.


G. Zanet, Tecniche di seduzione (2012), courtesy First Gallery

Il confronto di Giulio Zanet con Written on the wind e il codice Hays  avviene attraverso una sintassi pittorica basata sulla sintesi, la sottrazione, la simultaneità. Le sue tele sono collages di immagini tratte dal film di Sirk e frammenti di altri film, cui frappone inserti geometrici colorati, in una fusione di astrazione e figurazione.


G. Zanet, Mich&Marylee (2012), courtesy First Gallery                         G. Zanet, Lucy&Mich (2011), courtesy First Gallery

La stesura cromatica appare 'sporca', indefinita, a tratti leggera, a tratti corposa. Anche per Giulio Zanet, come per Ester Grossi, fondamentale è il processo. Un processo basato su associazioni inconsce riversate sulla tela attraverso l’accostamento di frammenti di vario genere che si contrappongono al fluire logico e ordinato del racconto cinematografico. La discontinuità e la confusione la fanno da padrone, sottraendo le tele dell’artista ad una lettura univoca.

Carmela Rinaldi


Written on the Hays
a cura di Chiara Canali
dal 24 febbraio al 24 marzo 2012
First Gallery, via Margutta 14 - Roma
www.firstgallery.it

 

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