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He, she, it: masculine, feminine and neuter gender

He, she, it: masculine, feminine and neuter gender è la personale di Beatrice Scaccia che è stata inaugurata il 21 settembre 2010 negli spazi della storica galleria romana Ugo Ferranti. Il titolo scelto per la mostra mi è sembrato da subito troppo “impegnativo”, più adatto ad introdurre un saggio di critica d’arte, di cultural studies o psicologia piuttosto che una personale di una giovane e brava artista.
Tuttavia, per cogliere il valore di questa mostra è opportuno soffermarsi e raccogliere il tempo necessario per osservare le opere esposte, per capire le loro connessioni. Attraverso 36 bozzetti (cm 15x15), altrettanti monotipi, 58 disegni a cera e tre carte cerate (cm 80x80), Scaccia ci racconta una storia, in cui il personaggio principale, nonché l’unico, è androgino, è un essere umano in continua tensione verso il suo genere, verso la propria sessualità. Un soggetto che sembra cercare la sua identità sessuale attraverso una appropriazione superficiale di maschere e costumi: viene ritratto con capi maschili e femminili insieme, non ha tratti del volto delineati, sembra quasi che voglia sfuggire a quelle regole che scandiscono la canonicità del quotidiano, le apparenze e le false riconoscibilità. La stessa artista afferma  « La sessualità è vissuta in termini di possesso, l’accessorio sessuale è fondamentale nella distinzione delle posizioni sociali, delle strategie e delle dominanti». Nonostante la disposizione dei disegni richiami alla mente dei frame cinematografici, inducendo l’osservatore a voler rintracciare una trama da seguire, la storia che viene presentata mi è parsa priva di una specificità narrativa: non si coglie – come è spiegato nel comunicato stampa- quella sensazione di disagio scaturito dall’incapacità di un essere umano di “delimitare” e di impossessarsi di una sessualità. Se l’intento narrativo non viene esplicato completamente e rimane inespresso è perché l’artista vuole rendere esplicita una critica al sistema dominante? È  perché vuole dirci che le dinamiche sociali troppo si basano sulle apparenze senza riuscire a coniugarsi con le necessità più intime del soggetto sessuato?


senza titolo
(2010)

La debolezza contenutistica di queste opere è tuttavia ben ripagata da una interessante  resa tecnica: i disegni più particolari sono quelli rifiniti con la cera che presentano un sovrapporsi di due toni di bianco (quello della cera e quello della carta) e i monotipi, per cui un’unica matrice viene ricreata dall’artista di volta in volta. Una mostra sicuramente interessante da visitare che purtroppo rischia di rientrare nel novero delle esposizioni che, troppo “sviscerate” dalle parole dei critici e dei curatori, deludono un po’ le aspettative dei visitatori. E allora penso sia opportuno semplificare, rispettare quindi la forza del messaggio che un’opera  può trasmettere, senza preoccuparsi di trovare necessariamente un significato valido e leggibile nel nostro sistema culturale.

Claudia Cavalieri


Beatrice Scaccia - He she it: masculine feminine and neuter gender
a cura di Manuela Pacella 
dal 21 settembre al 30 ottobre 2010 
Galleria Ugo Ferranti, Via De' Soldati 25a - Roma 
www.galleriaferranti.net

 

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