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Fotox1000 - II edizione - Futurspectives

110 artisti partecipanti, 32 nazioni, 16 pannelli, centinaia di scatti, 1 curatore.
Questi sono i numeri di FOTOX1000, una delle più grandi collettive fotografiche di Roma, all’interno del circuito di FotoGrafia, Festival Internazionale di Roma, questa volta ospitata dal Rising Love Club, locale nei pressi del Macro Future a Testaccio.
Non è mai facile portare l’arte fuori dai suoi contenitori istituzionali, quando lo si fa si rischia molto, il  flop è sempre dietro l’angolo, ma devo sinceramente complimentarmi con il giovane curatore della collettiva: per la scelta dei lavori, per la dedizione con la quale ha allestito il percorso mostra, un lavoro affatto semplice in un contesto non usuale e infine per l’alto livello artistico, riscontrabile anche in formati di piccole dimensioni, solo 10x15 cm, ma che bastano per apprezzare la qualità dei lavori. Il tema è sempre quello del Festival: 'Futurspectives. Può la fotografia predire il futuro? Esiste un futuro per la fotografia?', interpretato da artisti di tutto il mondo, dall'Arabia Saudita alla Corea del Sud, dalla Finlandia all'Indonesia, dall'Iran alla Romania che, in massimo 10 foto a testa, danno una risposta tutt’altro che scontata.
Alcuni guardano al futuro partendo dalla propria esperienza quotidiana, così Graziano Panfili in ALIENation ritrae casalinghe, custodi e operai con una tuta da astronauta, che si ritrovano ad aver perso i sogni di gioventù e a vivere da ‘alieni’ nel loro quotidiano. Analisi simile quella che fa Zak Fett raccontando la generazione dei trentenni, sospesi tra il voler fare, il desiderio di fuggire dalle imposizioni della società e perché no, anche da loro stessi. Altri, come Laura Pujia guardano al futuro come un semplice scorrere del tempo, qualsiasi cosa accada l’uomo conserva la speranza che il sole spazzi via il buio e viceversa, ogni giorno, che ci sia il costante alternarsi del giorno e della notte, una routin a cui non ci stanchiamo mai di assistere.


Kate Stone The Pinchbeck Habitats - Big Horns (2010), courtesy of the artist


Uno dei compiti della fotografia è da sempre ‘testimoniare’, a questo proposito la fotografa statunitense Jane Fulton Alt presenta una serie di fotografie sul disastro della marea nera nel Golfo del Messico ritraendo alcuni bagnanti ricoperti di una sostanza scura e vischiosa simile al petrolio, perché questo disastro ambientale non sia ricordato come una vicenda che ha colpito solamente gli Stati Uniti e il Messico, ma come una tragedia che coinvolge la popolazione mondiale.

Guardare il futuro attraverso il passato, guardare il reale attraverso l’artificiale, Laura Croce fa un reportage sul cantiere di Ground Zero visto attraverso le grate che lo separano dal resto della città, presentando immagini filtrate che deformano architetture e persone alla luce della disarmante realtà dell’undici settembre, mostrando un’ipotesi di domani che non può prescindere da quel comune passato prossimo. Lasciano senza parole gli scatti di Sen Swarnendu sulla guerra in Iraq, così come quelli di Cornel Gingarasu, che ritrae la povertà della sua terra, la Romania.
Le risposte degli artisti non sono solo contenutistiche, ma anche stilistiche e formali, dando spazio alle sperimentazioni con il digitale il norvegese Arild Storaas o l'italiana Silvia Bordini si immergono nei meandri della fotografia astratta creando luoghi futuristici, in cui del reale resta solo una traccia. Molto curioso infine il lavoro di Kate Stone, statunitense, che spezza e ricrea delle illusioni ottiche in un museo naturale modificando totalmente la prospettiva dei paesaggi e degli animali, che in alcuni casi appaiono realistici, cambiando il punto di vista invece diventano totalmente surreali e difficilmente interpretabili.



Hannu Huhtamo, Stranded , courtesy of the artist

Una sezione particolare è dedicata ai Light Graffiti e ai Light Paintings per la prima volta in Italia raccolti in una mostra, tecnica che trova nella fotografia la sua compagna perfetta, perché solo attraverso lo scatto fotografico l’artista riesce ad immortalare queste meravigliose scie fotoniche. La tecnica è molto semplice, si imposta sulla macchina fotografica una lunga esposizione e muovendo luci e led luminosi si producono delle scie luminose che solo poi, in foto, si fermano in combinazioni imprevedibili. In altri casi sono gli stessi artisti che si vestono di led interagendo con il pubblico nelle feste private o per le strade della città di New York come Harrison Scheib, che gioca con ruote di luce in interazione con figure umane.
Sono rimasta decisamente a bocca aperta davanti ai paesaggi finlandesi di Hannu Huhtamo e Janne Parviainen che in scenari fiabeschi naturali hanno creato forme di luce artificiali.


Chiara Ciucci Giuliani


Fotox1000 - II edizione - Futurspectives
a cura di Francesco Amorosino

dal 24 ottobre al 24 novembre
Rising Love Club, via delle Conce 14 - Roma
www.risinglove.it

Info: dal 12 ottobre al 24 ottobre, dal mercoledì al venerdì, dalle ore 15.00 alle 18.00, dal giovedì al sabato dalle 22.00 alle 2 e su appuntamento; € 5, gratuito con tessera Arci (per le serate a pagamento gratuito con l'invito)

 

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