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FotoGrafia Festival 2010

FUTURSPECTIVES è il noto tema di questa nona edizione del FotoGrafia Festival Internazionale di Roma,  da cui gli artisti sono partiti per interpretare la loro personale visione del mondo,  arrivando a un nuovo modo di vedere la fotografia, non più legata ai paradigmi del passato improntati su una mera documentazione dei fatti divenuti storia, ma mirante ad uno sguardo al futuro, che si presenta sempre più incerto e confuso.

Il Macro Testaccio, location eletta per quest’anno dal fondatore e direttore artistico della manifestazione Marco Delogu, risponde perfettamente alle esigenze di questo tipo di allestimento, che vede questa volta articolarsi in una nuova struttura, composta di tre diverse sezioni, curate rispettivamente da tre curatori esterni, selezionati attraverso un apposito bando, una vera e propria rivoluzione curatoriale per questo Festival, che si ripresenterà anche per le successive due edizioni.  
Delogu ha curato direttamente la sezione “Commissione Roma”, con la mostra Opera città, chiamando il fotografo americano direttore della scuola di Yale, Tod Papageorge, il quale ha sviluppato un lavoro di quattro settimane sui quartieri di Roma, come Pigneto, Garbatella, Piazza Vittorio, Termini, etc. Da flaneur, l'artista ha elaborato una sua visione enigmatica, come afferma lo stesso Delogu, presentandoci  un punto di vista distorto della città, dove i luoghi non sono immediatamente riconoscibili, un progetto che, nato dalla volontà di un superamento della cosiddetta street-photography, è irrimediabilmente caduto in quella stessa trappola che si voleva inizialmente scavalcare e che, messo a confronto con  il vincitore della seconda edizione del Premio IILA 2009, José Manuel Castrellón, non ha portato significative rivoluzioni estetiche.



Tod Papageorge, Opera città (2010)


Virtuale e reale si fondono quindi nei due padiglioni, soprattutto nella sezione Fotografia e Arte contemporanea curata da Paul Wombell, dove otto artisti hanno utilizzato il processo fotografico per immaginare come potrebbe apparire il futuro. Bumpy Ride, questo il nome della mostra, da infatti un approccio utopistico e fantascientifico all'immagine fotografica.  E' il caso dell'artista finlandese Ilkka Halso, convinta che il mondo stia attraversando un periodo di forte instabilità climatica, decide di preservare la natura in grandi serre o musei (The Museum of Nature), o Cédric Delsaux (The Dark Lens) che vede le  città invase dai personaggi di Star Wars. Protagonisti anche i bambini, considerati i leader del futuro, dalle foto della cinese O Zhang (Horizon) dove acquistano il volto dell'innocenza, simboli di una nuova Cina, neo grande potenza mondiale, a quelle coloratissime e in primo piano della canadese Jill Greenberg (Revelations), dove piangono in preda alla disperazione, assumendo l'aspetto di divi dello spettacolo. Londra è la protagonista delle immagini di Ebru Erülkü (Above London), dove la città è avvolta nel fumo, subito dopo una catastrofe, palese rievocazione dell'11 settembre. Los Angeles tra set cinematografico e realtà, è invece ritratta nelle scene di incidenti stradali di Mirko Martin (LA Crash). Peter Bialobrzeski (Case Study Homes) presenta il suo lavoro su una bidonville situata alla foce del fiume Pasig, dove «piuttosto che in vetro e metallo, le città del futuro sono per lo più costruite di mattoni grezzi, paglia, plastica riciclata, blocchi di cemento e legnami di scarto». Infine Kader Attia ritrae alcuni ragazzi algerini che guardano pensosi il mare, simbolo di un futuro possibile.



IIkka Halso, Kitka River - The Museum of Nature (2004)


Non è una novità che le evoluzioni dell'arte contemporanea abbiano generato in noi un nuovo modo di percepire e captare la realtà. Già il Festival di FotoGrafia dello scorso anno, solo per portare un esempio, ci aveva posto davanti al largo uso di nuove tecnologie e realtà virtuali. Queste hanno  completamente cambiato il modo di percepire l'immagine, che, non presentandosi più statica davanti ai nostri occhi, diventa totalmente dinamica e interattiva.
E' proprio la sezione curata da Valentina Tanni, che ci rimette di fronte ad un'esperienza del genere, rivolta però alle relazioni che la fotografia intreccia con la rete. I dieci artisti invitati dalla curatrice romana, rientrano perciò nella sezione Fotografia e New Media, mettendoci davanti all'assoluta certezza che la fotografia non ha più confini. Maps and Legends - When photography met the web è il titolo dato a questa mostra, dove gli artisti sperimentano i nuovi linguaggi liberando l'immagine fotografica che si apre così a infinite interpretazioni. Il web diventa non solo strumento, ma soprattutto luogo, evidente nel lavoro di Jon Rafman (The Nine Eyes of Google Street View), e Marco Cadioli (Remap Berlin) che presentano una serie di istantanee catturate direttamente da Google oppure Sascha Pohflepp (Buttons), che ha ideato una tecnologia applicabile a un dispositivo per la comunicazione mobile, in grado di visualizzare sullo schermo dello stesso, una fotografia rilevata dal web, scattata nella stessa città e nello stesso momento in cui l'utente ha scattato la propria foto,  un'applicazione disponibile anche per iPhone.

 


Sascha Pohflepp, Buttons, (2006-2010)


Rispetto alle passate edizioni si nota una presentazione di progetti già conosciuti e quindi non realizzati per l'occasione: è il caso ad esempio, dell'americano Phillip Toledano con Days with my father, lavoro realizzato tra il 2006 e il 2008, ma sicuramente il più emozionante, una riflessione sulla morte e sulla relazione tra genitori e figli, presentato attraverso slideshow fatte scorrere dal pubblico.



Phillip Toledano, Days with my father (2006-2008)


Per l'ultima sezione dedicata alla fotografia e all'editoria, il curatore Marc Prüst si è posto una domanda: «si può affermare che una fotografia che non è stata vista da nessun altro al di fuori del fotografo esiste?». L'ambiente ricreato per Unpublished-unknown, una serie di più di novanta cataloghi mai pubblicati prima, risulta un po' troppo buio, una scelta curatoriale che mira a mettere in evidenza 'l'oscurità' data a questi lavori, forse una critica all'editoria, attenta più ai sistemi di mercato che alla qualità fotografica in sé. Un progetto non pubblicato e non ancora finito a cui pertanto non gli è ancora stato dato alcun contesto, esiste solo in uno spazio buio in bilico tra il reale l'irreale.
In linea generale questo festival non ha portato grandi ventate di novità, data anche la notevole diminuzione del numero di gallerie partecipanti, mi sarei aspettata progetti nuovi e non di qualche anno fa, ma i tre curatori avranno la possibilità di riscattarsi nei due anni a venire.


Simona Merra


FotoGrafia Festival 2010
a cura di Marco Delogu, Paul Wombell, Valentina Tanni, Marc Prust

dal 24 settembre al 24 ottobre 2010
Macro Future, P.zza Orazio Giustiniani 4 - Roma

www.fotografiafestival.it

 



 

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