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Maurizio Montagna - Billboards

Ci sono artisti che riescono a elaborare visioni e pensieri 'densi' attraverso un linguaggio minimale, quasi per via di sottrazione. Credo si possa definire, banalmente, 'capacità di sintesi': a livello personale ritengo si tratti di una dote, forse LA dote per eccellenza, per chi si confronta con le arti visive. Esprimere tanto con poco, ottenere il 'massimo' (si fa per dire, non esistono limiti o record da battere in arte) con il 'minimo': Maurizio Montagna ha eletto tale cifra stilistica a regola per i propri scatti fotografici. La sua ricerca si snoda a Milano nell'arco di sei anni e gli esiti hanno dato vita al progetto Billboards, esposto presso la galleria Maria Grazia Del Prete e curato dal collettivo 3/3. Montagna ha esplorato in lungo e in largo il vuoto creato dai cartelloni pubblicitari privati del loro contenuto, ovvero il messaggio promozionale (da cui il titolo). Ci si trova dunque di fronte a degli 'scheletri', immagini perturbanti per il fatto che presentano una lacuna per noi inconsciamente inaccettabile. In questo senso il lavoro di Montagna si carica di un valore concettuale che rimanda alle idee di vuoto e assenza, focalizzando l'attenzione su immagini apparentemente banali, rese tuttavia degne di nota da un'inattesa mancanza.



Billboards (2005), courtesy Galleria Maria Grazia Del Prete


Come una cornice senza quadro, le fotografie propongono visioni paradossali, nelle quali la funzione di un dato oggetto viene resettata e sfruttata per ribaltarne l'abituale idea che se ne ha: il passaggio dei cartelloni da veicoli di messaggi dinamici e colorati a vuote strutture è ciò che stupisce; l'attenzione è catturata dall'immagine inusuale, la normalità è spezzata, la percezione è ri-attivata. E la sensazione è quella di trovarsi di fronte a una 'scoperta' scontata per quanto destabilizzante: «il re è nudo», sembra dirci Maurizio Montagna.
E, al dunque, tale rivelazione non è poi così negativa: se ne può fare a meno, di queste comunicazioni a pagamento, ora invadenti, ora infestanti, senz'altro onnipresenti.


Billboards (2007), courtesy Galleria Maria Grazia Del Prete



Billboards (2005), courtesy Galleria Maria Grazia Del Prete


A livello stilistico, l'utilizzo del bianco/nero non fa che aumentare il contrasto fra quello che era (la pubblicità, carica di colori e immagini simboliche) e quello che rimane (strutture disadorne e scheletriche). Il punto di vista è quasi sempre frontale, diretto, senza tagli 'a effetto' o inquadrature finalizzate a conferire pathos. Il 'dramma' è tutto in quelle impalcature metalliche e non ha bisogno di trucchi. Interessante è anche vedere come si presentino i cartelloni una volta privati della pubblicità: spogli, senza ombra di dubbio, ma al tempo stesso carichi di simboli che testimoniano il deposito del tempo e dell'intervento umano (si notano infatti ammaccature, ruggine, persino scritte di writer), facendosi così veicoli di ben altri messaggi, in testa ai quali metterei il concetto di vanitas.


Billboards
(2006), courtesy Galleria Maria Grazia Del Prete

Billboards è un progetto che agisce sottilmente a livello psicologico: è curioso infatti constatare come il vuoto riesca a farsi contenuto di se stesso e ad attirare l'attenzione. E i cartelloni, estensioni ormai irrinunciabili del paesaggio urbano, una volta svuotati del loro abituale carico (immagini, scritte, colore, prezzi, marche, slogan...) sono percepiti come qualcosa di 'deviato', a dimostrazione del senso di horror vacui in cui è precipitata la contemporaneità.
Ecco cosa fa Maurizio Montagna: insegna a guardare con stupore e tremori agli scheletri della nostra società.

Saverio Verini


Maurizio Montagna Billboards
a cura di 3/3
dal 22 settembre al 13 novembre 2010
Galleria Maria Grazia del Prete, via di Monserrato 21 - Roma
http://www.galleriadelprete.com

 

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