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Blanco - Visions of Blindness. Stefano De Luigi


Riassunto breve: Blanco è un progetto fotografico che vuole raccontare la cecità, informare sulla malattia e sulla sua prevenzione. De Luigi ha raccolto materiale per cinque anni, segundo una ONG (la CBM), fotografando centri oftalmici e scuole per ciechi in 16 paesi diversi.
La mostra in corso alla 10b Photography Gallery ed il catalogo, a cura di Giovanna Calvenzi, sono il resoconto di tutto questo.

Piccolo aneddoto: pochi giorni fa mi capita tra le mani il libro L'infinito Istante di Dyer in cui, nelle prime pagine, l'autore si sofferma su una serie di immagini di non vedenti. Si parte dalla rinomata Blind Woman di Strand e si prosegue con Hine, Winogrand, Evans, Kertesz. Riferendosi alla Blind Women
l'analisi di Dyer, sintetizzando, muove attorno a questa frase: «Inconscia personificazione o simbolo del processo in cui il fotografo, inosservato, diviene invisibile, lei è a sua volta una proiezione della massima ambizione del fotografo: diventare gli occhi della donna cieca e quelli del mondo». Ammetto che entrando alla 10b anche il mio pensiero era rivolto più al fotografo che ai soggetti delle foto, immaginando quanto il concetto di cecità possa essere spaventoso per chi, come il fotografo, fa della vista il suo strumento di lavoro primario.
In realtà, uscita dalla mostra, a De Luigi proprio non pensavo.
E, sia chiaro, questo è un complimento.
Questo reportage illustra la cecità come problematica quotidiana e insieme condizione esistenziale della privazione di un dono che obbliga a 'tararsi' sulla vita in modo diverso, ad utilizzare altre capacità; della necessità di trovare un modo alternativo di guardare e pensare il mondo.



A screening for cataract surgery patients at a hospital in Lampang, Thailand; © VII Photo Agency

Per un fotografo partire con una ONG vuol dire, principalmente, seguire e raccontare gli scopi e i risultati dell'associazione, in questo caso nell'ambito della prevenzione e della cura della cecità. Ma De Luigi, oltre a svolgere molto bene questo compito, fa di più. E lo fa in quelle che personalmente trovo le immagini più riuscite. Il 'nostro' porta a termine un racconto nell'insieme ben costruito e lineare, riuscendo a dare un respiro molto ampio al progetto: lavorando sia sulla documentazione in senso stretto che sull'evocazione di una condizione.
Restando saldamente in bilico su questi due aspetti, il racconto si svolge senza immagini che mirano allo shock, senza produrre in chi guarda quel senso di  pietà che troppo spesso svanisce nel giro di cinque minuti, ma attraverso dei ritratti e delle atmosfere che ci permettono di confrontarci con un mondo sconosciuto e che noi vedenti non conosceremo mai; e pur non potendo, nonostante qualsiasi sforzo, sapere cosa si prova a non vedere, attraverso le fotografie forse possiamo conoscere, almeno un po', quelle persone ritratte. E questo ci permette di avvicinarci ad una condizione, ad un'idea, senza rimanere intrappolati nel mondo delle metafore o dei simboli, a volte troppo vani, ma partendo dal concreto, da storie, dalla singolarità, dalle persone.



A blind boy touches a sculpture at an exhibition for blind people at a museum in Kaunas
, Lithuania
;©VII Photo Agency

Unica nota che personalmente trovo un po' stridente è la scelta di alcune citazioni di Saramago che accompagnano la mostra (ovviamente dal suo Cecità). Perchè se è vero che entrambi vedono la cecità 'bianca' (un 'mare di latte', così viene apostrofata nel romanzo) è, credo, altrettando vero che lo scrittore portoghese fosse intenzionato a raccontarci una cecità dell'anima più che degli occhi, della nostra società, di uno sprofondare dell'etica. E non è quello che, personalmente, mi ha trasmesso la mostra. Insomma, più che Saramago a me è venuto in mente Borges, che in una poesia intitolata On his Blindness scriveva:
«Sul finire degli anni mi circonda / un’ostinata nebbia luminosa / che riduce le cose a una cosa / informe e stinta./ Quasi un’idea».
Ecco, violentando Borges, possiamo pensare che quellla «ostinata nebbia luminosa» sia il Blanco che ci racconta De Luigi, e che questa nebbia arrivi a noi dalle immagini e ci faccia percepire quasi un'idea.


Valeria De Berardinis


Visions of Blindness. Stefano De Luigi
a cura di Giovanna Calvenzi
in collaborazione con Officine Fotografiche per FotoLeggendo
dal 15 ottobre al 30 novembre 2010
10b photography gallery, Via san Lorenzo da Brindisi 10b - Roma
www.10bphotography.com

 

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