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INTERVISTA | Villaggio Olimpico Roma: intervista al collettivo [nove]

Area totale mq 350.000; area coperta mq 70.000, giardini mq 16.000; alloggi 1348; vani 4723: case in linea di 3 o 4 piani, case in linea di 5 piani con corpo doppio e chiostrine, case in linea a 4 piani… questi e molti altri i numeri del Villaggio Olimpico, quartiere costruito nel 1960 per ospitare gli atleti della 17ma Olimpiade.

Quartiere dimenticato per anni dalla popolazione romana e circondato da edifici di fattura contemporanea, quali l’Auditorium di Renzo Piano e il MAXXI di Zaha Hadid, quartiere di frequentazioni notturne poco raccomandabili e famoso allo stesso tempo, alla nostra generazione, come luogo dove prendere lezioni di scuola guida.         
È proprio a questo quartiere che il collettivo [nove], nato alla fine del 2008 dall’unione di un gruppo di giovani fotografi, ha deciso di dedicare la propria attenzione e i propri sguardi, realizzando un interessantissimo progetto che si è concluso con una mostra fotografica inaugurata lo scorso 28 settembre all’interno di FotoGrafia 2010 e con la pubblicazione di un libro edito da Postcart edizioni, Villaggio Olimpico.


Alessandro Dandini De Sylva, Villaggio Olimpico Roma (2010); ©[nove]

Attraverso la fotografia  il collettivo [nove] è riuscito a tessere le trame di una storia vera e viva soprattutto, contemporanea, è riuscito a far riscoprire le immagini mentali che avevamo del Villaggio Olimpico, contribuendo così a fornirne una prospettiva nuova e diversa.
Guardano i loro scatti e i loro punti di vista, immediatamente viene da chiedersi: come la fotografia racconta storie? Come ottiene quella trasparenza tipica di un mezzo documentaristico? È possibile coniugare la poeticità dell’immagine, la sua “passione” con la  funzionalità descrittiva? È possibile riscoprire luoghi esistenti nelle nostre memorie e nelle nostre vite quotidiane e cittadine? Come la fotografia svela? E come si fa strumento narrativo e temporale?


Federico Ciamei, Villaggio Olimpico Roma, Piazza Grecia (2010); ©[nove]

La narratività sembra essere il leitmotiv di tutta la loro ricerca: un progetto ragionato e sentito a mio parere. Ognuno ha indagato un aspetto diverso dello stesso luogo: l’architettura, gli interni, la natura, la popolazione.
Ognuno ha restituito un’ immagine tanto contemporanea che appartenente ad una altra temporalità, quella degli anni sessanta.  E così con gli scatti di esterni di  Alessandro Dandini de Sylva e Marco Rapaccini è indagata una dimensione temporale che sembra si sia fermata agli anni della nascita del Villaggio Olimpico, in quelli di Antonello Mazzei emerge un’attenzione per il progetto architettonico, dove l’intento di fotografare il vuoto come protagonista importante  si manifesta nell’affiancare ogni parte di verde o pavimentata con il pieno degli edifici. Il racconto non di ferma qui ma prosegue. Eleonora Calvelli e Federico Ciamei ritraggono ancora questo dualismo temporale: se da una parte, sono immortalati interni di case in cui l’assenza dei propri abitanti è decisiva per apprezzare un certo tipo di arredamento lontano dal gusto più contemporaneo, dall’altra, sono fotografati i lavoratori e le lavoratrici del Villaggio Olimpico e allora si incontrano parrucchieri, sarte ed estetiste, si incontrano coloro che oggi vivono il quartiere.


Marco Rapaccini, Villaggio Olimpico Roma, Via degli Olimpionici (2010), ©[nove]


Avendo avuto l’opportunità di incontrare alcuni dei membri del collettivo, vorrei lasciare spazio alla loro
di storia e dare la possibilità a chi legge di scoprire gli scopi e gli obiettivi di questo gruppo di fotografi.

1 | Qual è la storia del collettivo e da quale “esigenza” nasce.
[nove] nasce a Roma alla fine del 2008 dall’incontro di un gruppo di giovani fotografi con l’obiettivo di contribuire alla ricerca e alla diffusione della fotografia contemporanea italiana e internazionale, attraverso l’organizzazione di lecture, workshop ed esposizioni e la realizzazione di progetti fotografici.

2 | Visitando il vostro sito, mi è sembrato che la vostra attività sia molto articolata, avete organizzato lectures con importanti fotografi (Leonie Purchas, Guy Tillim, Tommaso Bonaventura, Massimo Siragusa, Riccardo Venturi..e molti altri), workshop e mostre; si percepisce dunque un reale interesse ad indagare e diffondere la conoscenza della fotografia. Penso che questo sia un aspetto decisivo, soprattutto quando queste esigenze nascono da gruppi o collettivi di “giovani” e non dalle istituzioni. In  relazione a ciò, come considerate il panorama romano? Pensate esista una reale offerta culturale dedicata alla fotografia? Ci indicate qualche nome di gallerie o luoghi più significativi…?
La nostra esistenza come gruppo è un chiaro sintomo che la fotografia a Roma sta cambiando ed evolvendo. FotoGrafia Festival è stato fondamentale come momento  scatenante di tale trasformazione e nel corso degli anni ha innescato un sistema di relazioni che ha portato alla nascita di nuove realtà indipendenti dedicate alla fotografia contemporanea. Gruppi e spazi come 3/3, s.t., Mandeep, [nove] e blog come Hyppolite Bayard colmano ormai le lacune di un’offerta culturale in fermento ma ancora in ritardo rispetto al panorama internazionale.

3 | Roma, settembre/ ottobre 2010: un paio di mesi importanti per il panorama fotografico romano, tra FotoGrafia e Foto Leggendo, i circuiti galleristici, le istituzioni e gli spazi alternativi si dedicano all’esplorazione delle nuove ricerche ed indagini proposte dal mezzo fotografico. Un primo bilancio? Da addetti ai lavori, credete che la scelta e il risultato finale siano realmente espressione del panorama contemporaneo?
Festival come FotoGrafia ed ora anche Foto Leggendo hanno portato e continuano a portare alla luce le reali potenzialità della capitale come centro di collegamenti tra realtà apparentemente estranee. Spazi istituzionali come il Macro Future e le varie Accademie di cultura estere si intrecciano a gallerie e spazi indipendenti in un solo filo legato alla fotografia. Inoltre la presenza di fotografi e curatori di rilievo internazionale apre una reale finestra sul mondo contemporaneo. Penso in particolare ad esposizioni come quella di Adi Nes alla Calcografia Nazionale di Roma o al Sochi Project esposto  nell’ambito di Mutations III (Macro Future). Allo stesso tempo è però necessario che eventi di tale portata siano all’inverso una importante finestra sull’Italia come il recente progetto Documentary Platform (Macro Future), dimostrazione che anche nel nostro Paese le cose continuano a muoversi.

4 | Ma veniamo a noi... il vostro progetto dedicato al Villaggio Olimpico è molto interessante e sembra chiaro che sia nato da un attento ragionamento e da una approfondita riflessione, quando avete cominciato e cosa vi ha spinto?
[nove] è nato all’interno del quartiere Villaggio Olimpico: da qui siamo partiti per raccontare quello che giorno dopo giorno è diventato il nostro luogo. Abbiamo iniziato a fotografare nel giugno 2009 per poi proseguire dopo l’estate fino ai primi del 2010. Ci siamo ritrovati spesso per le vie del quartiere, a incrociarci o a vederci da lontano e per ognuno la presenza degli altri è stata uno stimolo a concentrarsi sul lavoro personale e al tempo stesso ad estendere lo sguardo sull’idea corale del progetto.  Al gruppo si è unita anche Michela Papalia, in veste di photoeditor e curatrice, e con il suo contributo ha permesso non solo che il materiale di ogni autore si distinguesse per coerenza e visione, ma soprattutto che il progetto definitivo si strutturasse in un’opera omogenea ed armoniosa.


Antonello Mazzei, Villaggio Olimpico Roma, Via degli Olimpionici (2010), ©[nove]

5 | Mi è sembrato che nelle vostre foto ci sia stato l’intento di coniugare la poeticità dell’immagine fotografica con la sua funzionalità descrittiva e documentaristica. Mi sbaglio?
Come parti di un progetto collettivo ci siamo confrontati fin da subito, sia nella ricerca del formato e dello stile, sia durante le riprese e le varie sessioni di editing con Michela. Nei primi incontri è emerso quanto ci fosse venuto spontaneo descrivere la presenza sincronica e diacronica dell'uomo nella natura e abbiamo continuato su questa strada. Dunque si è creato un incrocio immaginario tra due serie fotografiche parallele: da una parte la simbiosi tra natura e architettura durante il giorno e la notte di Antonello, Alessandro e Marco, dall'altra gli abitanti del villaggio di Eleonora con i suoi spazi vuoti carichi di storia ed i commercianti di Federico. Un avvicinarsi al Villaggio in crescendo ripreso poi nel libro che da visioni iniziali di natura e paesaggio evolve fino al quarto capitolo dove la presenza umana diviene elemento focale.


Claudia Cavalieri


 

Villaggio Olimpico Roma. Project Room Villa Glori
a cura di Michela Papalia
dal 28 settembre al 17 ottobre 2010
Project Room Villa Glori
, Via Argentina 10 - Roma
www.novephotography.com

 

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