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La rivolta contro il libro di Antonis Donef

I libristi e gli artisti della cosiddetta “poesia visiva”, mescolando il codice scrittorio con quello visuale, scelgono di celebrare la pagina e il libro, amplificandone il valore e accostandoli al mondo dell’arte, come scultura o pittura.  Con Antonis Donef, l’artista in mostra alla galleria “Valentina Bonomo Roma”, avviene il contrario. In lui una rabbia, forse, e un desiderio di ribellione provocano un accanimento contro vecchi libri ed enciclopedie, le cui pagine vengono strappate e incollate sulla tela. Donef è un artista giovane (classe 1978) che approda a Roma da Atene, dove si è laureato all’Accademia di Belle Arti. Il suo debutto in Italia avviene proprio all’inizio del 2010, quando a Bologna si aggiudica il “Premio Art House Shangai”, organizzato da “Arte Fiera” e dalla “Ailing Foundation”.  Per la prima volta a Roma, espone questa serie di collage di vecchie pagine che, una volta applicate sulla tela, funzionano come basi per i disegni che l’artista vi realizza sopra in un momento successivo, a inchiostro di china. L’universo della parola è dunque il protagonista, ma esso viene esaminato nella sua frammentarietà, piuttosto che nell’ordine stabilito dalla forma libresca. La disposizione delle pagine, collocate sulla tela in colonne, se da una parte riconduce all’assetto di un testo giornalistico, dall’altra viene turbata dall’inserimento dei disegni, che rendono il testo parzialmente illeggibile. Si produce una stratificazione complessa: i riquadri di testo - spesso in lingua greca e tedesca -, le illustrazioni e i disegni si trovano forzatamente a convivere uno accanto o sopra l’altro, creando un oggetto artistico composito, che richiede del tempo per essere fruito.  Lungo la parete della galleria, a prolungamento del discorso portato avanti dai lavori, sono state inoltre applicate delle frasi, sminuzzate in tante strisce e poste una sopra all’altra, indecifrabili e disordinate. La funzione primaria della pagina, ovvero quella di essere letta e di comunicare un contenuto, viene qua negata o parzialmente invalidata, per l’affastellarsi continuo di elementi eterogenei che mascherano le parole. Le pagine di questi vecchi testi sembrano quasi esplodere, restando pur sempre nel riquadro ordinato della tela, che al magma testuale dà una cornice perlomeno coerente.  Assomigliano, le opere di Donef, a un’ode al non-libro; possono essere considerate una negazione della disposizione coerente e ordinata tramite cui il foglio normalmente trova posto in un volume. Le pagine sono infatti disposte sulla tela come parti di un corpo smembrato, isolate e inefficaci. Come viene detto nel comunicato stampa, il lavoro di Donef rammenta l’istinto iconoclasta infantile, che distrugge e manipola tutto ciò che gli capita a tiro. Le pagine di questi lavori, spezzettate e sovrapposte, richiamano alla mente la vendetta puerile, simile a quella perpetrata da un bambino impertinente che, recalcitrante a studiare, si sfoga “colpendo” l’oggetto del suo supplizio.  Donef, rendendo illeggibile la pagina, la priva della sua funzione fondamentale; ne decide infatti una nuova, diversa, che non ha più a che fare con la leggibilità e la fruibilità da parte di un potenziale lettore. L’assoggetta, rendendola semplice base per i disegni eseguiti sopra. Il libro, scomposto e privato della sua unità, pare dunque acquisire un nuovo ruolo. Se da una parte si nota una certa ripetitività (le opere in mostra sono sostanzialmente tutte uguali, fatta eccezione per le dimensioni), dall’altra il lavoro di Donef merita senza alcun dubbio attenzione, per la novità della sua ricerca e per il particolare contesto culturale da cui è partito l’artista.

Francesca Castiglia

 


 

War, Fishing, Sex - Antonis Donef

dal 19 marzo al 30 aprile 2010

Galleria VALENTINA BONOMO ROMA, via del Portico d’Ottavia 13 – Roma

www.galleriabonomo.com

 

 

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