Sei qui: Home Magazine ARCHIVIO SC MAGAZINE
  • Increase font size
  • Default font size
  • Decrease font size
Cerca

www.sguardocontemporaneo.it

I pensieri di Jorinde Voigt

Nella sua prima mostra italiana, Jorinde Voigt espone una serie inedita di disegni dal titolo Axioma e una installazione su muro nell’elegante spazio espositivo al centro di Roma specializzato in lavori su carta, la Galleria Marie-Laure Fleisch. Jorinde Voigt opera da sempre attraverso il disegno, impiegato nelle sue caratteristiche di mezzo tecnico e concettuale. La giovane artista tedesca, nata nel 1977 a Francoforte sul Meno e formatasi a Berlino dove attualmente vive e lavora,  prende in prestito linguaggi differenti che si avvalgono del disegno per esprimersi: sulle sue carte troviamo linee rette, scarabocchi, ma anche numeri, lettere liberamente combinati con mappe geografiche, partiture musicali, figure geometriche. Sulla superficie bianca della carta, le linee dal tratto leggero ed elegante si accavallano, si inseguono, si dipartono, si sovrappongono e si confondono, si diramano e si perdono in altrettanti schemi segnici. Il disegno diventa nelle mani di Voigt lo strumento atto a misurare il mondo che la circonda, con le trasformazioni politiche, sociali e culturali che si riflettono nel suo pensiero. Testimone del tempo presente, la sua opera ricorre spesso al linguaggio musicale: note, partiture ma anche subwoofer, bande di frequenze o battute che, col loro fraseggio, ritmano la lettura dei disegni. Non mancano poi riferimenti al volo, con  sagome di aeroplani che invadono lo spazio bianco e lo animano attraverso le traiettorie intersecanti dei voli, o l’analisi schematica dei sistemi comunicativi e dialogici.  Tutto ciò che si riflette nel pensiero di Jorinde Voigt viene trascritto sulla carta, con un effetto visivo che può risultare caotico ma mai chiassoso. Con velocità e delicatezza, a matita e inchiostro di china annota, scarabocchia, scrive e disegna i suoi pensieri senza imporli all’osservatore, piuttosto sono essi stessi forieri di riflessioni e di pensieri ulteriori. Sullo stesso foglio si trovano contemporaneamente riflessioni filosofiche e operazioni logico-matematiche che mettono in relazione l’arte con la scienza, il pensiero soggettivo e l’analisi oggettiva della realtà. Non vi è nessun ordine o linea guida che permette la lettura univoca di queste opere: gli spettatori sono chiamati ad operare singolarmente i collegamenti tra i diversi diagrammi, a districarsi nella lettura di costruzioni così complesse e ad averne una fruizione in solitudine. È legittimo chiedersi: siamo di fronte a disegni astratti o a diagrammi matematici? Ritmo e ripetizioni, vuoti e pieni, frecce e relazioni ci aiutano o no nella lettura? E in che misura contribuiscono i diversi linguaggi usati dall’artista nelle sue composizioni? L’opera di Voigt è a metà tra disegno e scrittura. Il primo livello di lettura fa apparire i suoi lavori come disegni astratti, composti da linee più o meno spesse, zone marcate o intervalli di spazi pieni e spazi vuoti. Ad una visione più approfondita le carte si rivelano come costruzioni diagrammatiche con segni pertinenti al linguaggio musicale, o numerico, o cartografico. È con la seconda lettura che ci avviciniamo alla costruzione medesima dell’opera: Voigt ci comunica il suo modo di lavorare, di creare, senza alcuna manovra di mistificazione. Attenta da sempre all’analisi semantica del suo lavoro – a tal proposito vale ricordare gli studi compiuti presso la Facoltà di Filosofia e Sociologia della Freie Universitat di Berlino – con la serie esposta a Roma Jorinde Voigt continua la sua personale indagine sulla costruzione del pensiero e del linguaggio, anche cimentandosi in nuove forme di espressione artistica, come nella installazione site-specific Grammatik. Sul muro della galleria sono fissate otto eliche di carbossilico di varia grandezza che, alimentate da motori elettrici, girano con velocità differenti creando un effetto di smaterializzazione. “Io ti amo – io non ti amo” è la frase scritta sulla prima elica che si ripete declinata in tante forme grammaticali quante sono le eliche - la serie ne conta sessantaquattro, ma in galleria sono presenti solo otto. Il gioco di significati, la rotazione delle eliche e delle scritte (l’una negazione dell’altra), il movimento di corpi leggeri contribuiscono nel loro insieme all’analisi degli elementi costitutivi della lingua, sia essa disegnata o scritta, o, come nel caso delle opere della Voigt, entrambe le cose.

Roberta Magagnini


Axioma - Jorinde Voigt

dal 2 marzo al 30 aprile 2010

Galleria Marie-Laure Fleisch, vicolo Sforza Cesarini 3b - Roma

www.galleriamlf.com

 

 

Pubblica questo Articolo

Facebook Twitter Google Bookmarks RSS Feed