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Daniel Jensen. If you’re feeling battered


Daniel Jensen, The Conjuror (2011), courtesy Galleria Maria Grazia Del Prete, Roma

Tutti siamo attratti dall’oscurità, un’irresistibile fascino che ha dato vita a svariate correnti stilistiche e movimenti letterari. Daniel Jensen sembra affondare le sue radici (inconsapevolmente?) nella cultura romantica del '700 e rende protagonisti del suo lavoro curiosi personaggi che riecheggiano il mondo visionario degli artisti romantici, si pensi alle visione mostruose agli scuri paesaggi di Friederich di Füssli. Qui, civette, uccelli ed elementi fitomorfi, fanno tutti parte di un immaginario mondo fiabesco e oscuro che Jensen ci mostra con estrema ironia. In una gotica versione i suoi personaggi si fanno portavoce dei suoi sogni e incubi.Il titolo della sua personale, la prima in Italia, presso la galleria Maria Grazia Del Prete, curata da Pericle Guaglianone “If you’re feeling battered” si focalizza proprio sul lato oscuro dei personaggi, ma che in maniera antitetica Jensen mostra nel loro lato simpatico, divertente e giocoso che attrae lo spettatore, stimolandone la curiosità ma al contempo mantenendone l’aura tenebrosa a paurosa. Trasforma la sensazione di malessere e spaesamento, tipica del risveglio dopo un incubo, in una divertente leggerezza. Le strane ed inquietanti figure che prima disturbavano il ‘nostro’ sonno divengono qui simpatiche protagoniste di storie fantastiche.



Daniel Jensen, Otto (2009), courtesy Galleria Maria Grazia Del Prete, Roma

Lo spettatore è coinvolto da questi curiosi ‘fantocci’ e instaura con loro un dialogo immaginario. Così The conjuror, una civetta, sinonimo di tenebre e morte, diviene un simpatico e quasi tenero pupazzo o ancora Otto e Coma da uccelli- fantocci fasciati e malconci divengono uno, un piccolo uccelletto dalla vivace policromia e l’altro un’ironica visione e trasposizione del mondo reale. Quasi un ossimoro figurativo dunque, in cui le sue opere provengono dal sogno e divengono realtà e viceversa, provengono dal mondo reale per poi divenire ironica visione. Non a caso Jensen usa per le sue sculture, animali notturni che evocano la morte, tematica che tratta con delicata ironia.



Daniel Jensen, Coma (2010), courtesy Galleria Maria Grazia Del Prete, Roma

L’artista da un lato mostra l’intera inquietudine e stranezza dei suoi pupazzi e dall’altro la camuffa dietro vivaci colori e materiali grezzi come la creta, le sabbie, il pellame, la pasta vitrea e le piume colorate; ne è un chiaro esempio Shelter, un albero di sabbia con intense tracce di colore che nasconde al suo interno un’angosciante civetta. Jensen affianca alle sue sculture dipinti in cui elementi vegetali, fitomorfi e appartenenti alla natura sono assoluti protagonisti e che, all’interno della galleria, fanno un po’ da cornice, da contesto e da habitat per i suoi personaggi.



Daniel Jensen, Shelter (2010), courtesy Galleria Maria Grazia Del Prete, Roma

Per concludere una piccola nota, il curatore della mostra rivela sulle opere di Jensen una particolare curiosità: secondo una leggenda le sculture di Jensen, nelle ore notturne emanano una strana fonte di luce generata dal loro interno. Chissà dunque se prendano anche vita…

Giorgia Salerno


Daniel Jensen - If you're feeling battered
a cura di Pericle Guaglianone

dal 7 maggio al 16 giugno 2011

Galleria Maria Grazie Del Prete, Via di Monserrato 21 – Roma
www.galleriadelprete.com

 

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