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Masbedo. Until the end


Until the end, still (1), courtesy Lorcan O'Neill

Un primo piano su due piedi che si allenano, si esercitano e mostrano l’impegno e lo sforzo di una disciplina rigida e rigorosa come la danza. Si chiama Until the End l’ultimo lavoro dei Masbedo realizzato per gli spazi della galleria Lorcan O’Neill.
Un video mostra l’allenamento di una ballerina della quale non si vede mai né il corpo né il volto ma solo i suoi piedi, unici protagonisti dell’intero filmato. La ripresa è cosi vicina da apparire quasi come un occhio indiscreto che osserva i retroscena di un’importante esibizione pubblica. Un fascio di luce dei riflettori sullo sfondo nero, richiamo al palco a luci spente, fa risaltare l’immagine in movimento dei piedi in ogni dettaglio e particolare.

Vene e screpolature ben visibili, mostrano i piedi consunti e logori per la fatica e lo sforzo di un severo allenamento. Una visione, così dettagliata, da suscitare qualche fastidio nello spettatore in riflessione dinnanzi al video. Un’immagine, di certo, a cui non si è abituati. Parlando di danza ci si immagina, infatti, l’eleganza e la leggiadria dei movimenti e dei corpi, che raggiungono la perfezione assoluta.  Uno sguardo, cosi ravvicinato, quasi in antitesi con la percezione ultima della danza ne tutti svela i sacrifici.


Until the end, still (2), courtesy Lorcan O'Neill

Ma perché mostrare ‘ciò che non si vede’ abitualmente? I Masbedo assolvono la disciplina della danza come mezzo espressivo di un’impossibilità umana: l’innalzarsi da terra, come metafora per indicare quella continua ricerca propria degli uomini, (ma non di tutti), nel distaccarsi dalle cose materiali, terrene e superflue per raggiungere una dimensione metafisica. Un pensiero che si rifà a quello aristotelico del Sublime, effetto che l’opera esercita sull’animo umano. Questa necessità, dunque, viene qui rappresentata attraverso l’atto fisico del sollevarsi da terra, il protendersi il più possibile con i piedi verso il cielo, la Luce, adoperando la corporeità come mezzo e sottoponendolo ad ogni sforzo.
La connessione vien da sé, pensando ai sacrifici greci offerti sull’altare, qui assunto da un palcoscenico, alle divinità.

Nella video scultura Still Life, si ritrovano ancora gli stessi elementi. Un bonsai ormai secco è posizionato all’interno di una teca e dinnanzi, uno schermo che mostra una rivisitazione contemporanea di Le déjeuner sur l'herbe. Il Bonsai qui, diviene simbolo del tempo che scorre inesorabile e senza alcuna possibilità di poterlo arrestare; davanti, in loop, una florida vegetazione con due figure in lontananza pranzano su un verde prato.


Still Life, courtesy Lorcan O'Neill

Non a caso, dunque, la scelta del nome ‘Ancora vita’ per una pianta ormai morta, richiama lo spettatore ad una riflessione sul ciclo della vita, che si rifà,inevitabilmente all’immagine dei piedi della ballerina. Anche li, il fattore tempo gioca un ruolo da protagonista; allo stesso modo il video si ripete inesorabile senza fine, mostrando i piedi che ruotano attorno ad un asse immaginario e che consunti dal tempo non trovano pace e alcune possibilità per ‘innalzarsi’ come vorrebbero.
Che ci sia una soluzione nascosta dietro questo arduo obiettivo? Chissà se i Masbedo l’hanno già trovata.


Giorgia Salerno


Masbedo
dal 6 luglio al 1 settembre 2011
Galleria Lorcan O'Neill, via Orti D'Aliberti, 1 - Roma
www.lorcanoneill.com

 

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