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Condotto per la stanza - Andrea Aquilanti

Lungo 16 metri e largo appena 2,40, Condotto C prende il suo nome dall’omonimo romanzo di Isaac Asimov: il C-Chute è il condotto attraverso il quale vengono espulsi i cadaveri dalle astronavi. Lo spazio espositivo riapre dopo essere stato rinnovato ed inaugura con un’installazione di Andrea Aquilanti, che resterà visibile solo fino alla metà del mese. L’artista romano da anni lavora alla realizzazione di interventi site specific, attraverso l’uso del video e della matita. Sensibile alle problematiche della riqualificazione delle zone periferiche della capitale, ha preso parte già in passato a mostre collettive “decentrate” rispetto alla vita culturale romana. L’interesse per la videoarte contraddistingue la sua produzione a partire dal 2000, ma già nelle ricerche precedenti era evidente la preferenza per interventi ambientali caratterizzati dal sostanziale rispetto per i limiti e le peculiarità dell’ambiente in cui va a collocarsi l’installazione. Nella mostra presso il Condotto C il visitatore entra nello spazio, appena illuminato, e viene “condotto per la stanza”. Altro elemento distintivo degli interventi di Aquilanti è la presenza dello spettatore. La sua opera prende senso solo attraverso l’interazione con chi guarda e si muove nei suoi ambienti. Il visitatore percorre il  condotto   e da lontano pụ appena vedere una proiezione a muro dalle linee confuse. Una telecamera riprende l’immagine interna dello spazio e la proietta sul muro. Qui la matita ha tracciato profili delicati di oggetti, che vanno ad arredare le prospettive di interni disegnate sulla parete bianca. Si tratta di tre stanze contigue costruite in successione di piani, ognuna con oggetti e arredi differenti. Ma senza il corpo e il movimento del visitatore l’opera rimane silenziosa, senza vita. Appena superato il proiettore, l’ombra dello spettatore va a interporsi tra la proiezione e l’immagine della prima stanza. Contemporaneamente la telecamera riprende di spalle l’osservatore e proietta la sua immagine in simultanea nelle stanze virtuali tracciate sulla parete. L’intervento operato dall’artista è estremamente semplice, minimo, ma tuttavia lascia per un attimo spaesati. Occorrono alcuni minuti per distinguere le ombre, le linee disegnate e le immagini proiettate. Eppure l’installazione non si serve di grandi effetti e usa in modo ridotto le possibilità offerte dalle tecnologie video. Questa semplicità che pure rende coś ingannevole la visione è spiazzante per un occhio ormai abituato a conoscere e decifrare rapidamente il linguaggio video. Ma allo stesso tempo il gioco visivo che rende per alcuni istanti il fruitore protagonista dell’opera costringe a mettere in discussione il proprio sguardo e gli schemi visivi acquisiti. Non c’è la freddezza degli interventi concettuali che mettendo in discussione la visione, toglievano all’arte la sua bellezza. Rimane un senso lirico e poetico dell’intervento artistico che affascina e fa sentire oltre che riflettere. L’installazione è effimera. Terminata l’esposizione non rimane nulla. Non è possibile afferrare con delle foto il gioco di interazione che si crea nella stanza e non è possibile neanche riprenderlo con una telecamera, perché le luci sono basse, le linee appena visibili. Ogni riproduzione sarebbe destinata a restituire una rappresentazione falsata dell’intervento. Coś al termine del condotto l’opera sfonda il muro bianco e lo prosegue attraverso la nostra presenza e il nostro sguardo. Del percorso attraverso le  stanze   dell’artista rimane l’esperienza vissuta, ma non un’immagine viva, né un oggetto.  (Date anche un'occhiata all’intervista all’artista realizzata in occasione della mostra).

Eleonora Capretti


Condotto per la stanza – Andrea Aquilanti

a cura di Fabrizio Pizzuto

dal 30 gennaio al 5 aprile 2009

Condotto C, Via Filippo Re 8a - Roma

www.condottoc.com

 

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