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Pietro Ruffo, I sei traditori della libertà

Gli spazi della Fondazione Pastificio Cerere ospitano, fino al 30 luglio, la personale 'I sei traditori della libertà' dell'artista romano Pietro Ruffo . L'idea di questo nuovo progetto è coerente con il precedente lavoro creativo del giovane artista, rivolto ad indagare, a partire da profonde riflessioni, le ambiguità e i conflitti nella storia e nelle identità del mondo orientale ed occidentale.
Per la mostra, curata da Laura Barreca, sono stati concepiti i ritratti di sei filosofi del passato,  (Helvétius, Rousseau, Fichte, Hegel, Saint-Simon, De Maistre) da cui emergono, ritagliate dalla carta con un effetto a rilievo, i corpi di libellule distese a file continue sui grandi volti disegnati. Mentre, un tratto isolato sulla carta geografica della Russia invidua la figura del filosofo Isaiah Berlin su cui poggiano ancora le sottili forme degli insetti intagliati.


Jean-Jacques Rousseau. da “I sei traditori della libertá” (2009)

Da un lato la minuziosa operazione del ritaglio in rilievo, tecnica utilizzata in altre opere da Ruffo, è sintomatica dello stesso atteggiamento creativo dell'artista volto ad una ricerca emergente, dalla mappatura intricata dei sentieri della storia, di nuovi punti di riferimento e di letture approfondite; dall'altro con la figura della libellula, insetto dai movimenti randomici e dalla breve vita, l'artista ha ritrovato la forma naturale di quel concetto di ''libertà negativa'', ovvero della libertà in senso assoluto, che Ruffo, a partire dal  saggio di Berlin, 'Due concetti di  Libertà' del 1958, ha voluto questionare. In questa analisi il filosofo russo intraprese una riflessione di stampo kantiano che lo portò ad individuare nella distinzione tra libertà positiva (che è la libertà di fare o di essere qualcosa) e  libertà negativa (che consiste nel non essere impediti nel fare qualcosa), la chiave di volta per interpretare lo sviluppo del pensiero liberale, per ricostruirne gli esiti e, sostanzialmente, i fallimenti. Per questo sono chiamati in causa i sei grandi pensatori e cattivi maestri della libertà che, a cavallo della Rivoluzione Francese, plasmarono un pensiero sull'uomo libero, il cui nucleo che  per Berlin rimane irriducibilmente autoritaristico e illiberale, servirà da terreno ideologico ai vari stati per imporre i loro modelli liberali applicati al vivere sociale e politico.



Jean-Jacques Rousseau (particolare), da “I sei traditori della libertá (2009)

Nel cuore del percorso si situano altri ritratti, questa volta sotto forma videografica, di altrettanti filosofi e studiosi contemporanei intervistati dall'artista stesso. I Professori (Giacomo Marramao, Sebastiano Maffettone, Giovanni Aldobrandini, Eugenio Lecaldano, Ian Carter, Marco Santambrogio), propongono ancora riflessioni ed ipotesi sulle distensioni che circondano il concetto di libertà in senso sociale. La storia  ci insegna che gli ideali e i valori di libertà, per quanto legittimi e validi, nel passaggio dall'idea pura alla sua applicazione sono continuamente ed inevitabilmente soggetti di abusi politici ( e, ci sentiamo di aggiungere, anche personali...)
L'elaborazione attenta del concetto di libertà intrapresa da Ruffo è estremamente attuale, non solo perché si pone in modo critico nei confronti di un pensiero storico-filosofico passato, ma perché permette di aprire le prospettiva interpretativa nei confronti di un presente che, più che protendere alla distensione del pensiero liberale, si ripiega verso una sua profonda distorsione.


Nicoletta Guglielmucci


Pietro Ruffo. I sei traditori della libertà
a cura di Laura Barreca
dal 5 giugno al 30 luglio 2010
Partificio Cerere, Via degli Ausoni 7 - Roma
www.pastificiocerere.com

 

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