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Stefan Brüggemann – Reversed Inverted



Roma, una calda mattina di giugno. Dopo aver attraversato le caotiche stradine del ghetto ebraico, giungo al numero 20 di via degli Specchi, alla galleria 1/9 Unosunove arte contemporanea. Mi aspetta una mostra di un giovane messicano, classe 1975, tale Stefan Brüggemann, che per la prima volta espone in Italia. Fuori la porta lascio il caldo estivo e il rumore del traffico e mi immergo nella silenziosa atmosfera della galleria. Mi accolgono le parole di Brüggemann che campeggiano - rovesciate  -  su una grande parete: a chiare lettere su fondo nero l’artista annuncia “From anything to anything in no time”. A questo rimandano le sue opere: un azzeramento totale, dove il tempo e lo spazio – identificati attraverso gli oggetti e la relazione tra essi – sono annullati...

Roma, una calda mattina di giugno. Dopo aver attraversato le caotiche stradine del ghetto ebraico, giungo al numero 20 di via degli Specchi, alla galleria 1/9 Unosunove arte contemporanea. Mi aspetta una mostra di un giovane messicano, classe 1975, tale Stefan Brüggemann, che per la prima volta espone in Italia. Fuori la porta lascio il caldo estivo e il rumore del traffico e mi immergo nella silenziosa atmosfera della galleria.

Mi accolgono le parole di Brüggemann che campeggiano - rovesciate  -  su una grande parete: a chiare lettere su fondo nero l’artista annuncia “From anything to anything in no time”. A questo rimandano le sue opere: un azzeramento totale, dove il tempo e lo spazio – identificati attraverso gli oggetti e la relazione tra essi – sono annullati.


From anything to anything in no time - reversed (2010), courtesy Galleria 1/9 unosunove

L’artista sembra condividere con altri giovani messicani l’atteggiamento provocatorio che permea le loro opere di ordine concettuale. Sfrutta il linguaggio nella sua valenza di significante, e crea cortocircuiti con i significati. Gli oggetti esposti sono privati della funzione primaria e della originaria identità. Sette specchi rovesciati e incorniciati al muro mostrano il loro retro.  Venendo a mancare la superficie riflettente, lo specchio cessa di avere qualsiasi rapporto colloquiale con il mondo e con lo spettatore, in una relazione spazio-temporale di simultaneità tra essi. Ogni certezza sembra cedere il passo allo smarrimento: non c’è più relazione tra opera e spettatore, tra arte e realtà.


7 reversed mirrors (2010), courtesy Galleria 1/9 unosunove

Con lo stesso atteggiamento provocatorio Brüggemann incornicia due tavole di legno, una bianca e una nera, e appone la sua firma sul plexiglass della cornice, rovesciando la costruzione tradizionale di un’opera d’arte. In maniera irriverente Brüggemann affronta e sovverte la nostra cultura artistica e porta al limite la possibilità di ri-conoscere un’opera. Ogni certezza viene meno, anche di fronte a parole e simboli a noi familiari: un tubo di neon fissato al muro disegna il simbolo del dollaro invertito, con la parte rivolta verso l’esterno debitamente oscurata con vernice nera mentre orienta la sua luce fredda sulla parete.


Inverted dollar (2010), Courtesy Galleria 1/9 unosunove

Il senso di spaesamento cresciuto durante la visita trova un attimo di riposo nel momento in cui percepisco la posizione dello spettatore: con le opere di Brüggemann lo spettatore occupa il retro, il dietro le quinte, mentre l’opera si rivolge altrove. E a qualcun altro.
Completamente disorientata esco dalla galleria. E mi perdo tra le strade.


Roberta Magagnini


Stefan Bruggemann - Reversed Inverted
dal 24 maggio al 31 luglio 2010
1/9 unosunove arte contemporanea, Palazzo Santacroce, Via degli Specchi 20 - Roma
www.unosunove.com

 

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