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Dolce scossa, quasi un dondolio

Col caldo che c'è, non avrei nemmeno tanta voglia di trascorrere del tempo al chiuso di un museo. E poi, questo titolo, "Scala Mercalli", non so perchÉ mi fa venire in mente il "Viaggio al centro della terra" di Jules Verne: là sì che doveva fare davvero caldo, fra croste terrestri e scosse di terremoto. Eppure decido lo stesso di andare, anche perchÉ, detto tra noi, la Street-Art ultimamente mi sta prendendo un bel po'. Sparute indicazioni segnalano che la mostra non si trova nel sobrio ed istituzionale foyer, ma nel garage dell'auditorium. Un'esposizione in un garage?! Inizia a prender bene... L'ingresso a "Scala Mercalli" è più piacevole del previsto, fa fresco e questo già  basta a farmi sentire in un ombroso underground, al riparo da un overground alquanto rovente. Un solo addetto È presente all'entrata, oltretutto privo della tipica divisa d'ordinanza di chi lavora all'auditorium; sta leggendo un quotidiano e non appena mi vede arrivare si accinge - un po' pigramente - ad accendere un video di presentazione della mostra, accompagnato da una musica piuttosto sparata (il che mi fa capire la ragione per cui lo tenesse spento). Mi dice che non c'È ancora un catalogo ufficiale e che mi devo accontentare di un paio di fogli stampati con su il comunicato e 3 righe di descrizione per ognuno degli oltre quaranta artisti presenti. Ricapitolando: scarse indicazioni, personale non meglio qualificato, dei poco pratici fogli sparsi a mo' di guida. Sembra proprio che l'esposizione di un movimento "sommerso" quale la Street-Art non si pieghi ai convenevoli che uno si aspetterebbe nel più istituzionale dei luoghi della Capitale consacrati alla cultura. La mostra, così recita il foglio che tengo scomodamente sottobraccio, È stata realizzata nelle due settimane precedenti l'inaugurazione, creando installazioni site specific (più tardi verrà a sapere che gli interventi sono stati eseguiti in appena cinque giorni). Lascio da parte il foglietto ed inizio il percorso, circondato da pannelli provvisori, installazioni, sculture, stickers, esplosioni di colore. Incontro Fupete e la sua parte di parete piena zeppa di teste fluttuanti e scritture elementari che si mescolano con quella dei vicini Sten (re dello stencil) e Pax Paloscia, come fossero dita diverse di una stessa mano, vedo Diamond che addirittura incornicia le sue scritture-fumetto-stencil-foto-collage quasi si trattasse della parete di un appartamento universitario, osservo il manichino incappucciato ed iperrealista di Iabo, intento ad affiggere ironici manifesti con l'Italia appesa all'ingiù trasportata via da un elicottero di salvataggio. Rido amaramente di fronte al murale di Pao, con dei maiali poggiati su due zampe che riscrivono, in negativo, l'articolo 21 ("NESSUNO ha il diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola..." e via dicendo) e che mi ricordano troppo i suini dittatori de "La fattoria degli animali" di George Orwell; stessa sensazione che provo di fronte al pannello di Atomo, una riflessione sulla condizione dei writers milanesi costretti a confrontarsi con le resistenze dell'amministrazione Moratti e la diffidenza della gente, fra comitati di quartiere e telecamere agli angoli delle strade, simili all'occhio del Big Brother di orwelliana memoria. Per la serie: writers di tutto il mondo, unitevi. Rido invece di gusto davanti ai personaggi di Sea, una sorta di famiglia che rappresenta le estensioni della cultura (o meglio, controcultura) hip-hop e delle altre forme espressive legate alla performatività  di strada. I soggetti in osmosi di Ozmo (solo un semplice soprannome, o un manifesto programmatico?) compongono un insieme costituito, più che da figure disegnate, da organismi che si generano per contatto. Trovo una verve polemica sferzante nell'installazione di Sonda, un dipinto marcatamente anticlericale (con tanto di cassetta per le offerte) elaborato in uno stile a metà  fra Tim Burton, Francis Bacon, Fernando Botero e gli schizzi dei trattati quattrocenteschi di Leon Battista Alberti. L'ultimo regalo me lo concede Ivan, il più concettuale degli street-artists presenti in mostra: si definisce "poeta urbano" e realizza per l'occasione un pannello con il "manifesto per la poesia di strada e l'assalto poetico" scritto a matita (invitando il visitatore a cancellarlo con le gomme sottostanti) accompagnato da sue poesie lasciate agli angoli delle strade a Milano (cercate su Google "Se vincessi un miliardo al biliardo", vi piacerà ). Un garage trasformato in strada con pannelli a mo' di muro, lavori che si intersecano fra loro nei quali rivedo gli aspetti salienti della Street-Art: il riferimento costante all'immaginario collettivo, l'assetto urbano ricreato, atteggiamento a metà  fra ironia e denuncia e quel senso di sovrapposizione continua fra un lavoro e l'altro con storie e tecniche che si incrociano. Tutte quelle straordinarie caratteristiche che rendono questo movimento (corrente? Tendenza artistica? Forma espressiva? Forma espressiva mi sembra la migliore) il più adatto ad esprimere la contemporaneità . Davvero una grande mostra. Merito anche di un curatore, Gianluca Marziani, capace di trasporre in un contesto come l'auditorium questo percorso espositivo, ricreando ad hoc un'ambientazione "di strada" e ponendo le condizioni ideali in grado di evitare il timore di avvicinarsi alle opere. Alla fine, mi metto a chiacchierare col tizio all'ingresso e scopro che È Kiv, uno degli artisti presenti in mostra; chiede ironicamente se ho visto tutto (È da un'ora e mezzo che sto là ), poi ci fermiamo a parlare un po' della mostra (È lui a rivelarmi che hanno organizzato tutto in cinque giornate), della Street-Art in generale, del fatto che si trova là  a far da guida-sorvegliante perché non c'è personale a sufficienza. Prendo la sua e-mail, gli faccio i miei complimenti: non rientra nella mia top five, ma sono contento lo stesso di aver scambiato due parole con una persona che ha contribuito a trasformare questo parcheggio in un meraviglioso contenitore di stimoli creativi.

Saverio Verini


Scala Mercalli. Il terremoto creativo della Street-Art italiana

a cura di Gianluca Marziani

dal 21 maggio al 30 luglio 2008

Auditorium Parco della Musica, Viale Pietro De Coubertin 30 - Roma

www.scalamercalli.it

 

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