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Focus On Giacomo De Panfilis

Giacomo De Panfilis. La complessa semplicità del messaggio

Se l’immaginario collettivo offre già tutti gli stimoli necessari alla produzione artistica, basta mettersi in ascolto, concentrarsi su di un tema che magari ha attratto la nostra attenzione nel corso della giornata e sedersi di fronte al pc. E’ quello che pensa (e fa) Giacomo De Panfilis, romano di 21 anni, gli ultimi dei quali spesi – fra un corso e l’altro in accademia – a tradurre in immagini cariche di messaggi la miriade di informazioni che a sua volta riceve dall’osservazione del contemporaneo. Una traduzione che avviene attraverso l’utilizzo di ciň che è immediatamente riconoscibile: segni e volti noti, parole e motti il cui rimando ad un concetto si realizza in un istante. Oggi la comunicazione si fonda sulla sintesi, veicolo di pensieri vacui – spesso pubblicitari – animati dalla volontà di far correre il cervello più velocemente possibile, annullandone la capacità critica e spingendolo al consumo, all’indifferenza. De Panfilis fa propria questa strategia, ribaltandone tuttavia lo scopo e finalizzandola alla riflessione; la stessa che, al contrario, i bombardamenti mediatici vorrebbero mettere fuori gioco. Attuando un processo carico di impegno e attento all’incomprensibile dramma quotidiano della violenza, della povertà, della guerra, delle fobie contemporanee e della discriminazione, il grafico (ama definire cosě il suo lavoro) manifesta il suo disappunto per la serie di deviazioni che – basta ascoltare un notiziario – affliggono il mondo vicino e lontano, le situazioni estreme cosě come quelle che incontriamo ogni giorno uscendo da casa e che non possiamo non notare. Si potrà dire che molti altri “artisti” facciano coincidere il proprio operare con le caratteristiche espresse finora, ma ciň che spicca nel lavoro di Giacomo è l’abilità nel montaggio, funzionale ad esprimere in maniera sintetica e spontanea il punto di vista su un determinato tema. E’ proprio la varietà di associazioni nella scelta di immagini già date che rende originale il lavoro di selezione ed assemblaggio di De Panfilis in uno stile compatto, asciutto (un “minimalismo grafico”, quasi pittogrammatico), senza caricare di immagini e retorica i propri interventi, ma con uno sguardo dissacratore, talvolta grottesco, quasi sempre amaro. Ma soprattutto personale, poiché le manifestazioni di pensiero – attraverso le immagini – non pretendono di apparire condivisibili, “belle e intelligenti”: Giacomo de Panfilis, attraverso il suo occhio critico e la tecnica “coscienziosa” prima di tutto intende offrirsi ad uno sfogo creativo, né decorativo né con velleità artistiche. Dice di non esserlo, artista. Ma a loro tempo, gli artisti pop operavano con gli stessi procedimenti. E poi, perché dovrebbe porsi il problema? L’unica cosa che ci auguriamo è che prosegua su questa strada, continuando a sfornare lavori nati magari di fronte al computer come “divertissement” ad orari improbabili.

Saverio Verini

 

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