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GLI ARTISTI | Lino Strangis

Come hai maturato il progetto realizzato per Nuova Gestione e in che modo pensi si sia legato al contesto ospitante?

Ho cercato di proporre uno spunto di analisi e autoanalisi per chiunque passasse per via dei Quintili: ho calato la mia odissea nel senso, argomento (se così si può definire) che interessa tutta l'umanità, di ogni luogo, ma in particolare di quartieri come questo con cui si è relazionato il progetto Nuova Gestione, che è casa di tanti Ulisse contemporanei. Questo mi sembrava un approccio interessante per comunicare con tutto il Quadraro, i suoi abitanti storici e quelli che da lontano si sono fermati a vivere qui, un quartiere multietnico, ma che allo stesso tempo rimane saldamente legato alla sua romanità. Non volevo raccontare le loro storie a loro stessi, se anche non le conoscono personalmente il loro inconscio collettivo, la loro intelligenza storica non ha bisogno delle mie ‘scoperte’... A me interessa portare diversità, alterità, l'occasione di relazionarsi con una metafora della condizione umana nella storia e nell'universo. Volevo dialogare con il quartiere, con il suo presente, la sua strada popolata di serrande aperte, piccole botteghe sulla strada e di persone, storie, esperienze...



Lino Strangis, Odyssey in the Sense, 2011; photo Valeria De Berardinis

Come è stato lavorare a stretto contatto con un quartiere così caratterizzato, sia a livello urbanistico che sociale? Quanto hanno influito i vari pubblici incontrati e con i quali hai interagito ̶ a partire dai locatari ̶ nella realizzazione dell'opera?

Apparentemente non molto, la mia idea era abbastanza precisa e nonostante alcuni accorgimenti tecnici non ho modificato troppo la mia idea originale. A ben vedere però sia i curatori che i locatari mi hanno aiutato non poco! Ad esempio mi ricordo che Stefano (il padrone di casa) a un certo punto, durante l'allestimento dell'opera, ha tirato fuori proprio il cavo audio che mi mancava e che non avevano al negozio vicino, davvero provvidenziale! Chiara è praticamente stata la mia super-assistente (tra le altre cose) per tutto il tempo.


Lino Strangis, Odyssey in the Sense, 2011; photo Alessandro Fiorentino

Credi che un approccio 'community specific' possa essere in questo momento un’alternativa validamente critica, soprattutto all’interno del contesto artistico contemporaneo romano?

Certamente si, credo sia una delle vie da continuare a battere.

 

Quali aspettative avevi rispetto a Nuova Gestione e cosa ti porterai dentro di questa esperienza?

Di solito uso non crearmi troppe aspettative perché nel bene o nel male ci si ‘sbaglia sempre’, ma posso dire che appena mi è stato offerto di partecipare non ho esitato un solo secondo. Ho sentito subito che il progetto era valido e che avrebbe avuto una buona risposta dalla critica e dal pubblico... Beh, avevo indovinato! I ragazzi di Sguardo Contemporaneo hanno fatto un ottimo lavoro e il quartiere prima e poi tutta la città non hanno fatto mancare la loro partecipazione.

 

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